Al nuovo bistrot Dabass, nato in un’ex cartoleria, si sta come a casa

Cronaca

Milano 30 Agosto – Milano non si ferma mai e anche in piena estate si accendono nuove luci: come Dabass, bistrot nato a fine luglio al posto di una cartoleria in uno storico palazzo liberty dei primi del ‘900, che ricorda vagamente il Flatiron Building di New York, all’angolo tra via Piacenza e via Passeroni, in zona Porta Romana. Anche il nome è evocativo: sia perché «Dabass» (giù, da basso) è un termine dialettale che riporta alla memoria la Milano di una volta e rispecchia lo spirito vintage, ma declinato in chiave moderna, del locale, sia perché al piano di sotto, chiuso al pubblico, c’è una stanza sotterranea dove sono esposte opere d’arte che si possono vedere attraverso una botola di vetro nel pavimento. Anche il bancone, in piastrelle bianche e nere con effetto optical, è d’autore, opera dell’artista Graziano Locatelli: se osservate bene è «rotto» da un lato, ma l’effetto è voluto.

Arredato con mobili di modernariato e lampade di design dal sapore rétro, l’ambiente è raccolto, con circa 40 posti a sedere. A fare da padroni di casa ci sono Maddalena Monti all’accoglienza, il barman Robi Tardelli al bancone, e lo chef Andrea Marroni in cucina: tutti i tre arrivano dal Mam di via Muratori e adesso hanno deciso di lanciarsi in questa nuova avventura. Sempre in zona Porta Romana: via Piacenza, in particolare, sta diventando sempre più vivace, proprio qui di fianco in estate ha aperto anche il cocktail bar The Spirit. «La nostra cucina? È quella dei ricordi, ma rivisitata in chiave contemporanea, ovviamente, con tecniche nuove. Insomma un mix tra ricette della nonna e modernità», racconta Marroni. «Non abbiamo un menù fisso, cambia tutti i giorni, anche se per me è una bella sfida: la carta è ristretta, ci sono pochi piatti ma preferisco puntare sulla qualità e su quello che trovo di fresco, dal pesce di Mercato Ittico alla carne della macelleria Motta fino alle verdure che arrivano direttamente dagli orti di nostra proprietà».

Tra le specialità l’uovo in camicia su salsa di risotto alla milanese con guanciale croccante: «Un omaggio di un romano come me a Milano — continua lo chef — da gustare magari insieme con una vodka sour con estratto di zenzero fresco e senza albumina», suggerisce il barman a chi cerca un’alternativa al vino. E poi il galletto cotto a bassa temperatura e finito sulla brace, servito con patate, ma anche l’ossobuco: i piatti del giorno costano 10/16 euro, mentre il menù degustazione (a 30 euro) è composto da 4 portate servite a mo’ di tapas e comprende pasta, carne, pesce e verdure. Il locale è aperto tutte le sere dalle 18 alle 2, qui si può venire anche per l’aperitivo, accompagnato da stuzzichini: calici di vino, spritz e birra media costano 5 euro, poi ci sono i cocktail (i prezzi variano da 8 euro a 16 euro), quello della casa è un old fashioned rivisitato a base di tequila bianca, sciroppo di agave, bitter al pompelmo e zest di pompelmo. Meglio prenotare.

Laura Vincenti (Corriere)

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