Milano 3 Settembre – I panni stesi sul guard rail, una carovana di roulotte sistemate nella piazzola di sosta, bacinelle e detersivi in bella vista. È così che alle nove del mattino si presenta l’incrocio tra via Padova e via Angelo Rizzoli, all’altezza del semaforo che porta alla stazione di Cascina Gobba. Da qualche giorno i nomadi hanno preso pieno possesso della strada senza curarsi della presenza degli automobilisti che quotidianamente transitano nella zona.
Non stiamo parlando di un’area remota e dimenticata della periferia milanese, ma di un’arteria trafficata che collega il centro della città alle varie tangenziali. Impossibile non vedere quest’accampamento a cielo aperto di fronte alla moschea «Mariam»: finita via Palmanova e imboccata la strada in direzione Cascina Gobba, al semaforo rosso l’attenzione si concentra sulla roulotte più vicina. C’è un ragazzo seduto su una sedia di plastica che gioca con uno smartphone; accanto una donna è intenta a lavare i panni dentro ad una bacinella gialla. Il primo bucato è già stato fatto: asciugamani, pantaloni, maglie e lenzuola sono stesi sulla ringhiera che costeggia la collinetta sotto il cavalcavia.
I due incrociano lo sguardo di chi sta alla guida dell’automobile e arricciano gli occhi in senso di ammonimento, ma non si infastidiscono più di tanto. Come a dire: tutto regolare. In realtà, di regolare, non c’è proprio nulla, dal momento che questa gente usufruisce abusivamente di uno spazio pubblico destinato alla sosta degli automobilisti, trasformandolo a tutti gli effetti in una sorta di abitazione temporanea. Accanto alle roulotte ci sono bidoni pieni di acqua, sedie, un tavolo e anche un barbecue. Tutto il necessario, insomma.
Stando a quanto raccontano i residenti della zona, comunque, la questione non è affatto nuova: queste carovane di tanto in tanto fanno capolino, rimangono per qualche giorno e poi spariscono all’improvviso facendo perdere ogni traccia. «Questa situazione va avanti da diverso tempo», spiega Samuele Piscina, presidente del Municipio 2. «Diverse volte abbiamo chiesto l’intervento di vigili, carabinieri e polizia, ma queste persone sono furbe: quando arrivano i ghisa vanno via, lasciano passare un po’ di tempo e poi puntualmente ritornano».
Non sono gli unici, del resto: sempre nei paragi, sulla sponda del fiume Lambro, ci sono altre decine di nomadi accampati che hanno messo su vere e proprie baraccopoli. Anche in questo caso «il Municipio 2 ha fatto numerose denunce e segnalazioni», sottolinea Piscina, ma dal Comune «non sono arrivate mai risposte».
Alessandra Parla (Liberoquotidiano)
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