Il Tar boccia bando comunale Moschea e salva legge regionale. Sala: «Avanti»

Milano

Milano 8 Settembre – Il Tar boccia il vecchio bando del Comune e salva la legge regionale «anti-moschee». Il sindaco dichiara di volere luoghi di culto «visibili e trasparenti», ma col verdetto tutto sembra complicarsi.

Intanto i musulmani chiedono una soluzione, l’imam di via Padova Mahmoud Asfa avverte: «La situazione è insostenibile, c’è uno sfratto in corso e venerdì abbiamo fatto 7 turni per pregare». Il tema luoghi di culto è complesso e anche la linea del Comune, negli ultimi anni, ha oscillato fra proclami altisonanti e concreti stalli. Adesso il quadro è cambiato nuovamente.

Primo fatto nuovo è la sentenza. Il Tribunale amministrativo regionale, come ha scritto «Il Giorno», ha dato torto ai centri islamici (e «ragione» al Comune). Il ricorso dei musulmani di via Cavalcanti verteva su una delibera di circa un anno fa, quando il sindaco Beppe Sala decise di cancellare il lavoro del biennio precedente. Con la «scusa» della nuova severa legge regionale, Sala come primo atto del suo mandato disse addio al piano-Pisapia che assegnava tre aree comunali a luoghi di culto (due moschee, via Esterle e via Lampugnano). I centri islamici si sono opposti per «tenere in vita» quel piano ma non solo: volevano anche sollecitare, partendo dal Tar, un nuovo giudizio della Corte costituzionale sulla legge «anti-moschee». Il no dei giudici è arrivato su entrambi gli obiettivi. I musulmani non nascondono la delusione e non escludono un nuovo ricorso al Consiglio di Stato: «Riteniamo estremamente discutibili e non condivisibili i contenuti della sentenza – spiega l’avvocato Luciano Quarta – in particolare le motivazioni sui profili costituzionalità, che risultano gravemente carenti ed errate sul piano dell’interpretazione dei principi costituzionali». «Ci riserviamo pertanto – conclude – di valutare se proporre o meno ricorso al Consiglio di Stato, tenendo presente che la questione va largamente oltre il tema dell’assegnazione delle aree e tocca una legge gravemente limitativa dei diritti di esercizio del culto, che ha bisogno di essere emendata». Il bersaglio grosso dunque era la «anti-moschee», e questo spiega la reazione dell’assessore che quella legge l’ha voluta (con la Lega) e difesa; Viviana Beccalossi ora avverte: «In Lombardia, che piaccia o no, esiste una legge regionale che regolamenta la costruzione di nuovi luoghi di culto». Il messaggio è per Sala: bisogna partire dalle nostre regole. «A meno che – aggiunge – proprio come sta accedendo ora a Milano, si decida di perseverare nella politica dello struzzo», «continuando a ignorare garage, scantinati, negozi e abitazioni private che di fatto assolvono al ruolo di moschea». L’assessore mette il dito nella piaga. Sala infatti ieri è tornato sul tema, con la consueta linea: sì (a parole) ai minareti: «A Milano i luoghi di culto sono tanti, piccoli, anche nascosti come è normale che sia in una città in cui ci sono 70mila islamici. Ma la mia idea è che a regole date è molto meglio che ci siano luoghi visibili e trasparenti». Quindi il sindaco da un lato giudica «normale» la attuale situazione, dall’altro vuole superarla, ma ora deve farlo con un piano urbanistico, una variante di cui non c’è stata più notizia, almeno finora: «Domani (oggi, ndr) – ha detto Sala – ci vedremo con i nostri uffici». E se il centrodestra con Riccardo De Corato (Fdi), Alessandro Morelli (Leg) e Gianluca Comazzi (Fi) fa capire che non farà sconti, adesso tocca al sindaco mostrare cosa vuole davvero.

Alberto Giannoni (Il Giornale)

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