Milano 11 Ottobre – Un progetto spettacolare, scenografico, di grande impatto è il ponte di cristallo, ipertecnologico, trasparente che nelle intenzioni del direttore di Brera James Bradburne, dovrebbe collegare la Pinacoteca e Palazzo Citterio, passando sopra allo storico giardino dell’Orto botanico. Cento metri di corridoio sopraelevato che comporta alti costi e molte incognite (l’orto botanico ad esempio è protetto da vincoli e i dettagli sono «tutti da precisare e da chiarire e soprattutto vede 140mila visitatori all’anno) Ma il progetto è già sul tavolo del Sindaco, con tutto il peso di una grandeur sognata, a prescindere dalla fattibilità e dalle molte perplessità di esperti nel settore. Al giornale è arrivato il parere di un ex allievo di Brera che dice No. Per un fatto emozionale e per quel rispetto della storia che è l’unico modo per avere un futuro. Di seguito proponiamo il testo integrale: “Col solito sistema di minacciare sconquassi per farti digerire la pillola, ecco che arriva la seconda versione della passerella che dal titolo sembra già approvata e pronta per essere fatta.
Evidentemente era già pronta ma come al solito di ascoltare i cittadini non se ne parla. Tutto passa sopra la nostra testa alla faccia della partecipazione. Se prima era una porcheria questa passerella adesso lo è meno, anzi devo dire che probabilmente è anche bella e sarebbe molto emozionante da percorrere, ma il punto è questo: che necessità abbiamo di stravolgere un organismo storico che ha nella coerenza il suo valore con un elemento di spettacolarizzazione fine a se stessa? A cosa serve il passaggio sopraelevato quando potremmo attraversare a piedi l’orto botanico, oppure uscire in via Brera e rientrare nel palazzo Citterio, oppure se proprio si vuole,creare un passaggio sotterraneo che non disturba niente e nessuno?
Tutto è in questa mortale voglia di adeguarsi ai gusti del turismo di massa, becero e ignorante e che va assecondato, guidato, accompagnato in ogni passo.
Se c’e un fascino a Brera e nell’Orto, e parlo da ex alunno che lo ha vissuto, è proprio nella sua segretezza, nei suoi passaggi misteriosi, nei suoi corridoi bui, nei suoi ambienti immensi o raccolti e nella vita che vi portano gli studenti, gli insegnanti, la vita e la passione reale.
Perciò siamo di fronte ad un doppio errore: il primo di voler togliere a Brera la sua natura di organismo complesso, pinacoteca, accademia, osservatorio, orto, biblioteca ridotti a monocultura della fruizione passiva dell’arte quando l’arte deve essere legata alla storia ma viva è vitale.
Poi voler introdurre elementi estranei di spettacolo come se tutto dovesse essere divertente, stupefacente, sorpresa e allegria. Ci manca solo una perenne musichetta di sottofondo, chissà se qualche anima perversa non ci ha pensato, e la trasformazione sarebbe completa, e lo scempio totale, la negazione del genius loci, il rifiuto della interiorità e della introspezione sull’altare del dio denaro. Non si può aspirare al regno dei cieli e intanto servire mammona. Lasciate in pace Brera che va bene così, stracciate ogni progetto di rinnovamento che non sia di stretta continuità col passato, tenetevi lontano dalle archistar, (allucinante delirio di onnipotenza pensare di coprire il cortile), pensiamo piuttosto ad abbattere l’orrendo edificio moderno ex sede della Montedison che si affaccia proprio davanti all’ingresso e ricostruire in base a documenti storici quello che c’era prima.
Recuperare la storia è l’unico modo per avere un futuro.”
Walter Monici
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