Quando i barboni avevano “du occ de bun” e non il coltello in mano

Società Vecchia Milano

Milano 14 Ottobre – Era forse una Milano romantica, con la tenerezza nell’anima. E i barboni ispiravano i poeti, “abitavano” all’angolo vicino a casa, raccontavano la propria storia con tanti sospiri di rimpianto…avevano du occ de bun di pudore e di dignità. Sì, certamente, portavano le scarpe da tennis, inseguivano un sogno d’amore, guardavano il mondo con il cuore della rinuncia e del disagio. “Mi piacciono i barboni. /Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, /sentire gli odori delle cose,/catturarne l’anima./ Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo./Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore. (Alda Merini)

Erano semplicemente barboni. Clochard è il vestito gentile che una società indifferente ha coniato per sentirsi meno colpevole, per non pronunciare con brutalità la povertà. Ma quella carne a contatto con la carne sapeva guardare senza ipocrisia il tempo, i luoghi, l’uomo. Mimmo Dimiccoli ha cantato una storia, là ai Navigli, nell’atmosfera rarefatta di una sera piena di nebbia e di disperazione, con un giovane che sceglie di morire, nel silenzio. E il barbone grida  “Uehi vigliach, guardom mì /hinn des ann che sont chì sòtta i pont/senza on lett ne ona cà/per i dònn g’ho pu nient vivi de carità ma l’é mej fa ‘l barbon/che crepà /d’ona robba son sicur/te le dis on amis chi se coppa ‘l va nò/in paradis/damm a traa va a dormì/te seet giovin per morì/fa nò’l stupid /e ricòrdes de mi” Per raccontare il rispetto che si deve alla vita.

Oggi l’aggressività ha cancellato quello sguardo buono, la promiscuità dei tanti disperati ha la voce della prevaricazione, del diritto del più forte, della irrazionale violenza. E’ notizia di ieri l’aggressione con un coltello di un barbone ceco nei confronti di un passante indifferente alla sua richiesta di elemosina. Un coltello di 15 centimetri, conficcato nella schiena. Vigliaccamente. Con odio. Un episodio, tra i tanti. Quando si capirà che l’accoglienza senza regole crea solo disperati?

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