Milano 24 Ottobre – Lui e la musica stanno insieme da settant’anni. La guerra era finita da poco e Cesare era un bambino di dieci anni. Faceva fatica persino a toccare terra con i piedi quando si sedeva per suonare l’organo. Era quello della chiesa di Abbiategrasso. Cesare Pusterla era nato proprio lì e a cinque anni aveva già avuto come regalo una fisarmonica a 24 bassi. Una vocazione che non lo lascerà mai. E lo farà conoscere anche fuori dai confini della provincia di Milano. La sua passione coinvolge anche dei «fan» nel Cremonese. Che lo seguono nei suoi viaggi per trovare organi da restaurare o da regalare alle chiese che ne sono prive. Lo sostengono e lo aiutano. E la dinastia dei Pusterla continua. Il nipote Lorenzo suonerà in concerto proprio a Cremona.
La storia di Cesare parte da lontano. Appena finito il conflitto mondiale i genitori gli comprano un pianoforte. Per portarlo da Milano lo fanno viaggiare sui barconi che solcano il Naviglio Grande. Il pianoforte si era salvato miracolosamente dai bombardamenti e per Cesare è innamoramento a prima vista con le tastiere. Ha passione e talento. Per lui trovano anche un maestro. Sono anni di sacrifici e rinunce. Ma Cesare ricambia la fatica dei genitori e diventa l’organista ufficiale della chiesa.
Un incarico che lo porterà lontano, a Gerusalemme e San Pietroburgo.Suonare è il mezzo per aiutare gli altri. La musica che allevia il dolore di chi vive in aree del mondo dove la guerra è la quotidianità. Un ponte che non ha bisogno di lingue per farsi capire. Suona davanti a ebrei e palestinesi, cristiani e ortodossi. Bach e Händel sono capaci di mettere sulla stessa sedia gente che combatte e continua a farsi male. La «guerra» di Cesare è vincere le resistenze e trovare i soldi, le risorse per regalare a quelle chiese che soffrono un organo. E da lì far cominciare un percorso che può portare alla pace, alla fine dei conflitti.
Durante un viaggio in Terra Santa vede che al Campo dei Pastori manca proprio un organo. Trova sostenitori al suo progetto e i fondi per comprare lo strumento. Una generosità che è anche un modo per ricordare la figlia Valeria, scomparsa prematuramente. Il legame con la Terra Santa è profondo. Più intenso che altrove. Cesare si attiva anche per la realizzazione della piastrella nella chiesa del Padre Nostro a Gerusalemme con la scritta in dialetto milanese.
A San Pietroburgo l’acquisto di un organo va per le lunghe. La chiesa dei francescani ne ha bisogno. Ma ci vogliono soldi e non è ancora finita. Le solite trafile burocratiche, le mille carte da firmare in un Paese straniero. E poi quando tutto sembra a posto ci si accorge che manca ancora qualcosa. I soldi. Aspettare ancora non ha senso, la chiesa restaurata è quasi pronta, l’organo non può mancare. Cesare decide di metterci del suo: i ventimila euro che mancavano. Cesarino, come lo chiamano tutti, compone anche musica sacra. Al punto che Papa Giovanni Paolo II gli conferisce l’onorificenza di cavaliere di San Silvestro Magno. Che riceve dalle mani di un altro personaggio che è restato nel cuore di tanti, e non solo nella Chiesa: il cardinale di Milano, Carlo Maria Martini.
Cesare Pusterla si impegna anche nel restauro di vecchi organi che costerebbe troppo rimettere in funzione. Gira per chiese, ma anche per case di riposo, appena ha notizia di strumenti che, magari, sono lì da anni inutilizzati e potrebbero cambiare il senso e anche la vita di chi frequenta quei luoghi. E adesso che ha 80 anni, di cui 70 di musica, si è rimesso in gioco mettendosi alla prova con un mitico Hammond.
Carlo Baroni (Corriere)
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