Milano 24 Ottobre – Matrimoni simulati e contratti di lavoro fittizi ai migranti favorendo l’ingresso o la loro permanenza in Italia con un tariffario che variava dai 1.500 ai diecimila euro Tweet 23 ottobre 2017. In dieci saranno processati a partire dal prossimo 16 novembre dai giudici della Corte d’Assise di Milano mentre altri 5, tra giudizio in abbreviato e patteggiamenti, si sono visti infliggere pene fino ai 3 anni e 8 mesi. Si è conclusa così nelle scorse settimane davanti al gup Cristina Mannocci, la vicenda con al centro una banda che offriva i propri “servizi”, tra cui anche “matrimoni simulati” e contratti di lavoro fittizi ai migranti favorendo il loro ingresso o la loro permanenza in Italia con un tariffario che variava dai 1.500 ai diecimila euro.
Le indagini, condotte dal pm della Dda Sara Ombra e dal collega Francesco De Tommasi, avevano portato i finanzieri del Comando provinciale di Milano a eseguire, lo scorso aprile, cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere. Le accuse a vario titolo sono associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e all’occupazione abusiva di case popolari e altri reati minori come traffico di documenti falsi e violazione della legge sull’ immigrazione. L’inchiesta, per la quale altre 11 persone erano state iscritte nel registro degli indagati – la posizione di uno è stata stralciata e per lui l’udienza davanti al gup fissata per il 26 ottobre -, è partita dalla denuncia di una giovane marocchina che aveva messo a verbale di essere entrata in Italia da minorenne, pagando per ottenere documenti falsi che dimostravano anche la sua maggiore età. La ragazza ha patteggiato 8 mesi.
Secondo gli accertamenti di Procura e Guardia di Finanza il tariffario della banda, composta da una decina di italiani, prevedeva “il pagamento di 1.500 euro” per un’assunzione fasulla, 4mila euro per le nozze combinate, con un compenso di 400 euro per gli italiani che si prestavano, e fino a 10 mila euro “per far arrivare in Italia” dall’estero. Alcuni di loro, poi, si spacciavano per funzionari dell’Aler, l’azienda lombarda di edilizia residenziale (estranea all’ inchiesta), truffando i migranti convinti di riuscire ad ottenere alloggi versando dai 2 ai 4 mila euro. Nelle intercettazioni uno degli indagati si faceva chiamare “il geometra”, anche se non aveva alcun ruolo in Aler. – (Rai news 24)
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