L’ANPI non vuole saperne di lasciare in pace i morti

Milano

Milano 25 Ottobre – Se esistesse il reato di stalking funebre, gli estremi qui ci sarebbero tutti. Piccolo antefatto, in due parti. Parte prima: Sala il Primo Novembre commemorerà i defunti Meneghini. Ma non tutti. No, affatto. Solo quelli che hanno vinto. E questo è davvero triste, ma ha un senso. Distorto, deprimente e contrario ad ogni principio liberale, ma ce l’ha. Parte seconda: il 28 Aprile l’estrema destra si riunisce al Campo X. Rende onore ai defunti. Viene denunciata. Ed i PM chiedono di archiviare. Motivo: rendere onore ai defunti, anche col saluto Romano, non è reato. Arriviamo quindi ad oggi, con l’ANPI che ci riprova: vanno vietate le manifestazioni di destra al Campo X. Solo che, adesso, qualcuno dovrebbe, cortesemente, spiegarci perché. Abbiamo appurato non essere reato. Abbiamo appurato che il Comune non parteciperà. Siamo arrivati a proibire legittime adunanze? Stiamo sospendendo i diritti costituzionali in nome della Costituzione Antifascista? Stiamo cercando di far passare l’idea, sottilmente inquietante, che i diritti in questo paese sono soggetti all’approvazione di istituzioni a caso?

Che poi, qui ormai sta diventando una questione di principio liberale. Se al potere ci fosse Casa Pound, io difenderei il diritto dell’ANPI di celebrare il 25 Aprile. Ma dirò una cosa ancora più forte, più audace, più controversa. Se i familiari di un terrorista Islamico volesse trovarsi al cimitero a commemorare il proprio caro, io non avrei obiezioni. Ma è ancora poco, se gli islamici Italiani (anche se è una ovvia e banale generalizzazione) volesse fare altrettanto, anche in quel caso io lascerei fare. Dobbiamo smetterla di prendercela coi morti. Con i morti sconfitti, in particolare. Il nemico, in vita, si combatte senza sconti o falsi pietismi. Ma morto, passato oltre, lasciando dietro solo i propri resti mortali, non è più un nemico. Per chi crede, come me, ha già incontrato il più giusto ed Alto dei Giudizi. Per chi non crede, non esiste direttamente più. Continuare la guerra contro di lui è inutile e meschino. Impedire ai suoi cari di commemorarlo non cancellerà né l’affetto né l’ammirazione. Ma cancellerà la differenza tra noi e lui.

Quindi, cari (pochi) partigiani rossi e (molti) emuli fuori tempo massimo, la guerra è finita. I morti sono morti. Le loro idee no, e la colpa è anche vostra. Non lasciando riposare i defunti, voi ne tenete vive le ragioni. E più vi accanite, meno la gente sa distinguere la bontà delle vostre dall’errore delle loro. Perché voi vivete, parlate ed urlate. Loro tacciono e su di loro si proiettano sogni e speranze. Illusioni e aspirazioni. Su di voi si proietta tutta la frustrazione per settant’anni di fallimenti democratici. Pensateci. Forse, tacendo un po’ di più, potreste recuperare il divario.

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