“Apriamo il ghetto di viale Ortles”: coro di clochard, gite delle scuole, prima della Scala…

Milano Milano Solidale

Il nuovo direttore di Casa Jannacci: “Più scambio col territorio per creare relazioni e far cadere dei tabù. Coinvolgeremo la città”

Milano 9 Novembre – CHISSA’ se le prime canzoni del nuovo coro del dormitorio pubblico di viale Ortles saranno prese dal repertorio di Enzo Jannacci, il primo a scoprire le doti e le potenzialità del popolo della strada. Il coro dei clochard è una novità assoluta e sta nascendo in questi giorni, mettendo assieme le voci migliori degli ospiti dello storico rifugio per senzatetto, ribattezzato due anni fa “Casa Jannacci”, forse con l’intento di renderlo più familiare ai milanesi. Nella grande struttura nel 2016 sono state accolte 1.666 persone, per due terzi uomini e stranieri, per lo più nella fascia d’età fra i 30 e i 60 anni. E su tutti loro, donne e italiani compresi, molto vuole investire il nuovo direttore, Massimo Gottardi, che dai sei mesi studia come aprire la struttura al quartiere e far socializzare i senza dimora con il mondo di fuori, con quelli che a lavorare ci vanno ancora, con quelli che la sera tornano a casa, con i tanti che non hanno paura di entrare in un posto come viale Ortles. La rivoluzione è in corso e al cantore delle Scarp del tennis di sicuro piacerebbe molto.

Oltre al coro, Gottardi e il suo gruppo di lavoro (che mette assieme personale comunale e del privato sociale) hanno in mente tante altre cose. «Stiamo formando una squadra di calcio della nostra casa in collaborazione con l’oratorio di San Luigi, mentre con Comunità nuova abbiamo un progetto sportivo rivolto alle donne, un corso di danzaterapia, una serie di serate all’interno della “Casa” con musica e teatro», dice Gottardi. Il coronamento di tutto ciò sarà la sera del 7 dicembre quando in contemporanea con la prima della Scala, il dormitorio aprirà le porte al pubblico esterno per una visione collettiva dell’opera su maxischermo. È la prima volta che questo succede e per i clochard, per i rifugiati senza casa, per gli ultimi della notte, sarà una bella emozione trovarsi per una sera coinvolti in un grande evento che fa parte della vita della città.

«Abbiamo un sacco di idee che stiamo seminando, speriamo nei germogli per creare uno scambio col territorio che aiuti a creare relazioni e a far cadere dei tabù: ancora oggi chi parla di Ortles storce il naso, ma per noi è importante che anche i nostri ospiti comincino a respirare aria relazionale» spiega Gottardi. In questa logica si sta aprendo anche un programma scuole, partendo dall’elementare di via Vallarsa, dove ci sono maestre attente a coltivare l’apertura dei bambini verso tutto ciò che appare diverso. Il clochard del dormitorio, secondo lo stereotipo, è un uomo che «mette paura». Ma presto potrebbe invece diventare una persona da conoscere, da vedere sotto una luce nuova.

L’idea del nuovo direttore è quello di trasformare “CasaJannacci” da struttura residenziale, mondo a sé stante, a luogo attraversato da diversi progetti di inclusione di riscatto per alcuni «cittadini che stanno passando momenti di grave difficoltà». Difficoltà economiche, abitative, ma anche e soprattutto relazionali. «La mancanza di amici, di parenti, di affetti, di contatti, associati al disagio psicologico, creano una voragine: noi vogliamo lavorare per riempire questi vuoti», promette Gottardi. Ovviamente, non basteranno i concerti, le partite di calcio e le serate di teatro a far ripartire le esistenze. C’è una squadra di operatori sociali che sta facendo progetti personalizzati di formazione professionale, inserimento lavorativo, tentativo di trovare diverse soluzioni abitative per chi può tentare di recuperare l’autonomia. L’assessore ai servizi sociali Piefrancecso Majorino applaude: «Vogliamo rompere il ghetto e creare un luogo positivo e aperto».

Zita Dazzi (Repubblica)

(Nella foto d’apertura gli operatori di Casa Jannacci all’interno del dormitorio di viale Ortles.)

L’INIZIATIVA

GLI OSPITI

Nel 2016 sono state accolte 1.666 persone di cui 1.219 uomini e 447 donne. Stranieri 929 uomini e 331 donne

L’ETA’

I due terzi degli ospiti hanno fra i 30 e i 59 anni, nei primi nove mesi del 2017 gli ospiti erano già arrivati a quota 1.457

I PROGETTI

Per i residenti vengono organizzati corsi di italiano, professionali e piani di reinserimento

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.