Milano 20 Novembre – Sono previste per il pomeriggio di lunedì 20 novembre le votazioni per decidere la nuova sede dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue causa Brexit. Nonostante Milano sia tra le favorite su 19 città candidate, il sistema di voto (suddiviso in tre round a scutinio segreto) non avvantaggià la città lombarda. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala si dice preoccupato proprio dal complesso meccanismo di designazione: “Il sistema di voto è veramente bizzarro, temo che non si premierà la candidatura migliore”.
Tajani: spero non ci siano accordi sotto banco – Mi auguro che gli stati europei facciamo una scelta di qualità, che non ci si alcun baratto sotto banco e la città che offre le migliori condizioni nell’interesse dell’agenzia venga prescelta. E certamente Milano è una delle città che ha le caratteristiche per essere prescelta”. Lo afferma il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, in vista della scelta per la sede dell’Ema. “Milano ha delle buone possibilità”, ha aggiunto.
L’iter – Per l’Italia non è facile. Da tempo i ministri europei stanno facendo un gran lavoro diplomatico per cercare di conquistare il supporto degli otto paesi che non hanno candidate proprie. Tra le favorite ci sono Bratislava, Amsterdam, Copenhagen e Stoccolma. Il blocco “tedesco” Germania (con la cancelliera Merkel che si è spesa molto al punto da far dire al governatore Maroni dell’esistenza di un’asse con Macron), Austria, Repubblica Ceca e Ungheria appoggerà Bratislava, mentre i paesi del Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo) voteranno per Amsterdam. L’Italia dovrebbe sicuramente avere il sostegno di Cipro e Slovenia. Non è scontato il voto dei tre paesi Baltici (Estonia, Lettonia, Lituania) indecisi tra Milano, Amsterdam e Copenhagen che saranno il vero ago della bilancia.
Le votazioni – Al primo turno, ogni Paese indicherà nella scheda la città candidata favorita (tre voti), e poi la seconda e la terza opzione (rispettivamente due voti e un voto). Ogni Stato membro dovrà attribuire tutti e sei i voti a sua disposizione, e non sarà possibile indicare solo una preferenza, pena l’annullamento della scheda, come in caso di astensione. Al termine del primo turno sarà selezionato il candidato eventualmente indicato come prima scelta (con tre voti) dalla maggioranza dei paesi (14 su 27).
Se, come sembra probabile, nessuna candidatura avrà il sostegno pieno di almeno 14 Stati membri, si passerà al secondo turno, a cui parteciperanno solo i tre candidati piazzatisi meglio al primo turno, conteggiando tutti i voti espressi (come prima, seconda e terza scelta). In questo caso, ogni Paese esprimerà un solo voto per il candidato favorito: vincerà chi otterrà la maggioranza (14 voti o più). Se anche il secondo turno terminerà senza che nessuno dei tre candidati abbia ottenuto la maggioranza, si passerà al ballottaggio finale fra i due più votati, sempre con la possibilità per ogni Paese di esprimere un solo voto. Nell’ipotesi di un pareggio alla fine del voto, il vincitore sarà sorteggiato fra i due “finalisti”.
I criteri di scelta – Alla fine ci sarà un candidato vincitore, ma il sistema di voto non garantisce la decisione secondo i parametri oggettivi più volte indicati dalla Commisione europea. Essere pienamente operativi dal momento dell’uscita del Regno Unito; accessibilità da parte di tutte le altre città attraverso collegamenti e trasporti; la garanzia di accedere al sistema sanitario e al mercato del lavoro per i dipendenti e infine quello di privilegiare la candidatura dei paesi che non ospitano altre sedi di controllo euopeo.
L’indotto generato – Attorno all’Agenzia del farmaco, che decide quali medicinali per uso umano e animale possono essere messi in commercio, ruotano molti soldi e prestigio. Circa 800mila posti di lavoro e 200 miliardi di euro sono i numeri generati del mercato mondiale del farmaco. Qualunque sarà il paese selezionato, sotto il profilo pratico sarà necessario trovare alloggi a costi accessibili per i dipendenti, camere d’albergo per le decine di riunioni che si fanno ogni settimana e scuole in grado di soddisfare le esigenze linguistiche dei circa 600 figli degli oltre 890 dipendenti. (Tg.com)
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