Milano 21 Novembre – «Ora la piazza», tuona Susanna Camusso dopo la rottura col governo nella trattativa sull’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita. E alzi la mano chi aveva dei dubbi, sulla volontà della Cgil di rompere, nonostante avesse di fronte un governo che tutto quel che poteva concedere l’avrebbe concesso.
Così è stato, peraltro: il documento del governo è quanto di più accomodante i sindacati potessero sperare di ricevere. Concede una deroga all’innalzamento dell’età pensionabile a quindici categorie di lavoratori che svolgono mansioni particolarmente usuranti, aprendo a un tavolo tecnico che valuti nei prossimi nove mesi se aprire questa finestra ad altre categorie di lavoratori. Si inventa un nuovo metodo di calcolo della speranza di vita, acconsentendo di prenderne in considerazione anche la diminuzione e blocca gli aumenti a un massimo di tre mesi ogni biennio, anche se l’aspettativa dovesse crescere di cinque mesi, com’è accaduto a questo giro. Non bastasse, offre anche in dono la decontribuzione delle pensioni integrative dei dipendenti pubblici.
Conto totale: 300 milioni di euro, per quest’anno. Il massimo che si poteva ottenere senza evitare richiami o bocciature da un’Unione Europea poco incline a concederci sconti, come ha fatto chiaramente capire il vicepresidente della Commissione Jirki Katainen la scorsa settimana. E potete pensarla come volete – che sia una misura doverosa o una mancia elettorale, o entrambe le cose -, ma è difficile affermare impunemente che sia un’offerta ingenerosa. Come ha ricordato Anna Maria Furlan della Cisl, il governo ha offerto «più di quanto chiedemmo più di un anno fa tutti assieme».Niente da fare: la Camusso ha rifiutato sdegnosamente il pacchetto completo di Gentiloni, cosa che Cisl e Uil si sono ben guardate dal fare. E l’ha fatto aggiungendo il carico di una manifestazione di piazza, coi si aggregheranno – toh! – Mdp, Sinistra Italiana e Possibile.
Dire di no a un pacchetto del genere è chiaramente una scelta politica dettata dalla volontà di far saltare il tavolo. Farlo tirando in ballo le pensioni di garanzia dei giovani che si ritireranno dal lavoro tra quindici, vent’anni, una misura che si può inserire nelle prossime quattordici leggi di bilancio e che era stato il governo stesso a mettere sul tavolo, perdipiù nel contesto di una legge d bilancio che introduce sgravi per le assunzioni degli under 35, assume 1500 ricercatori precari e rilancia gli Istituti Tecnici Superiori – sottovalutatissima arma per rilanciare l’occupazione – è un mix di benaltrisimo e ipocrisia difficilmente eguagliabile.
E se volete un ritratto di cosa sia la Cgil, beh, eccovela qua. Un sindacato che sacrifica un miglioramento delle condizioni dei suoi pensionati iscritti per poter scendere in piazza prima delle elezioni per tirare la volata a uno schieramento politico amico e marcare la propria distanza col Partito Democratico. E che tira in ballo i giovani, in modo del tutto strumentale, dopo decenni passati a ignorarli, nel contesto di una vicenda che con loro non c’entra nulla, preoccupandosi di loro come futuri pensionati indigenti, quando come minimo dovrebbe far di tutto per evitare lo diventino. Difficile fare peggio. Complimenti vivissimi.
Francesco Cancellato (Linkiesta)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845