Tredici arresti per traffico di droga e di esseri umani con il metodo della «hawala»

Cronaca

Milano 29 novembre – Utilizzavano il metodo della «hawala», un sistema informale di trasferimento di valori basato sulle prestazioni e sull’onore di una vasta rete di mediatori, utilizzato in Medio Oriente, Nord Africa, nel Corno d’Africa ed in Asia meridionale, per trafficare droga e esseri umani. Il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Milano ha arrestato 13 persone (10 in Italia e 3 in Ungheria) con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio internazionale. Al centro dell’inchiesta, coordinata dal responsabile dell’antiterrorismo milanese Alberto Nobili e dal pm Adriano Scudieri, un gruppo di persone che, attraverso il sistema di trasferimento di denaro dell’hawala, riscuoteva i proventi delle attività di traffico di droga e di armi e del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina da uno dei «corrispondenti». L’hawala è un sistema di trasferimento di denaro basato sulla «fiducia» senza passare per il sistema bancario tradizionale. Le ordinanze sono state firmate dal gip Teresa De Pascale che ha anche disposto il sequestro preventivo di 4 milioni di euro. Nel corso degli arresti, la guardia di finanza ha sequestrato un milione di euro in contanti.

L’inchiesta

L’inchiesta che ha portato agli arresti di 6 egiziani, 5 siriani, 2 marocchini è nata, ha spiegato il pm Alberto Nobili in conferenza stampa, «il 22 maggio 2015 quando all’aeroporto di Linate è stato fermato un cittadino libico che aveva con sé 297mila euro in contanti. Dall’analisi del suo cellulare erano emerse foto e filmati che riproducevano armi e attività di esaltazione dell’Isis». Di fronte anche alle «risibili» dichiarazioni del libico sul perché avesse con sé una così rilevante somma di denaro, è scattata un’indagine per terrorismo che però «non ha trovato altri riscontri» anche se, sono le parole di Nobili, «non è una pista che si può escludere». Il libico ha poi lasciato il nostro Paese, ma dal sequestro del telefonino sono arrivati i primi spunti dell’indagine che ha portato a individuare – è sempre Nobili che parla – una «società di servizi a disposizione di organizzazioni criminali». Attraverso l’hawala, modalità di trasferimento del denaro tipica degli Stati a cultura islamica, questi gruppi criminali, formati in prevalenza da italiani, facevano girare il provento di reati come traffico di droga e favoreggiamento dell’immigrazione clandestini. Per quest’ultimo reato, a Como, ha precisato il pm Adriano Scudieri che ha affiancato Nobili nelle indagini, sono già arrivate delle condanne a carico di alcune persone che si sarebbero servite della «società di servizi» individuata dai magistrati.

Le perquisizioni

Secondo le stime della Procura, l’organizzazione avrebbe spostato con l’hawala una decina di milioni di euro. Le perquisizioni della guardia di finanza hanno portato al sequestro di denaro contante per un controvalore complessivo di circa 1 milione di euro e alla confisca di 4 milioni di euro in Italia e in Ungheria di quasi 4 milioni. «Ci stiamo accorgendo – ha spiegato il Comandante provinciale della Gdf di Milano Paolo Kalenda – che all’hawala, nato nel mondo arabo e utilizzato in particolare per il trasferimento delle rimesse da parte degli immigrati, si rivolgono anche gli italiani per movimentare somme di dubbia provenienza, anche frutto di evasione fiscale». Gli arrestati, hanno spiegato gli inquirenti, «sono tutti in regola, piccoli imprenditori o con attività lavorative nei call center». La presunta associazione a delinquere aveva in Italia «due network, uno a Roma e uno a Milano» e ramificazioni in diverse altre città, in particolare a Venezia. (Corriere)

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