Bancarelle con prodotti ufficiali ma sottomarca. La crescita dei guadagni
Milano 5 Dicembre – Il fiume rosso-nero-azzurro riempie il piazzale di San Siro ogni domenica. Il sacro rito dello stadio è una macchia di colore per abbonati storici e habitué. Ma poi ci sono i turisti, i ragazzini in spalla a papà, una varietà sempre aggiornata di debuttanti. Per loro la cerchia intorno a San Siro è un mercato a cielo aperto. E il merchandising delle due squadre di Milano: gadget di ogni genere, ma soprattutto magliette. Una volta questi spazi erano terreno fertile per gli abusivi che spacciavano il falso per vero. E facevano affari d’oro. Motivo: il costo molto alto delle divise ufficiali, magari personalizzate con numero e nome, sopra ai 10o euro, spingeva tanti tifosi a farsi piacere il tarocco. «Ma è cambiato tutto: ora qui vendiamo solo prodotti ufficiali» dice Lele Rimaudo, che gestisce una delle bancarelle storiche in piazzale Axum.
Rimaudo come altri 22 rivenditori autorizzati vende soprattutto quelli che in gergo vengono chiamati prodotti unbranded. «Che in realtà non sono altro che una linea lowcost che nasce da un accordo tra i licenziatari e le società: design leggermente diverso, qualità inferiore, tessuti in normali poliestere invece che materiali tecnici traspiranti. Tuta stampata e non ricamata. Sono soprattutto senza il marchio ufficiale di Nike e Adidas, gli sponsor tecnici delle due squadre» spiega Rimaudo. Così i rivenditori hanno potuto abbattere il costo delle magliette, che in tal modo si pagano intorno ai 20 euro, togliendo così clienti agli abusivi.
Ci guadagnano tutti, compresi gli stessi sponsor che incamerano comunque una quota che prima andava invece persa del tutto. Forse non tutti i possibili acquirenti, vista la differenza di prezzo, riescono a percepire che non si tratta di merce falsa. «Per questo bisognerebbe fare un logo, un adesivo o una targa da far esporre alle bancarelle per spiegare che vendono prodotti autorizzati da Milan e Inter. Anche gli speaker dello stadio potrebbero aiutare a comunicare questa iniziativa. Con le società c’è stato un lungo confronto, aver trovato un accordo è stata una grande vittoria per tutti» aggiunge Giacomo Errico, presidente di Apeca, l’associazione che tutela il commercio degli ambulanti.
Come accade ad ogni evento dal vivo, qualche abusivo cerca però di resistere all’offensiva della concorrenza. Gli irriducibili si piazzano vicino alle fermate delle metropolitane, cercando di giocare sul fattore anticipo. Hanno soprattutto sciarpe, cuscinetti o cappellini, difficile si possano permettere di vendere le «maglie replica» a meno di 20 euro.
«L’obiettivo è sempre stato quello di combattere la contraffazione cercando di inserirsi nei canali distributivi in cui lo sponsor tecnico solitamente non è presente come le edicole, i negozi di souvenir e in particolare le bancarelle fuori dallo stadio. Canali in cui l’articolo fake in passato trovava terreno fertile perché la domanda non veniva soddisfatta. Abbiamo introdotto un ologramma anche sui prodotti unbranded, a tutela dei tifosi» fanno sapere da Casa Milan. L’Inter invece nel 2013 ha ceduto, per dieci anni, i diritti di merchandising a Nike, che ha affidato alla società Fcim, la commercializzazione della sua linea low cost: «A fine anno ci danno un rendiconto e oltre un certo forfait, se ci so *** no più vendite, aggiungono una percentuale. Tutto viene fatto per evitare la vendita di prodotti taroccati» spiega Robert Faulkner, capo della comunicazione del club nerazzurro.
Quello di commercializzare la gamma unbranded è ormai una scelta condivisa dalla maggior parte della società italiane. Strategia che in genere non viene replicata all’estero «perché il prezzo di partenza di un prodotto in uno store ufficiale di solito è più democratico» conclude Rimaudo.
Stefano Landi (Corriere)
• La parola UNBRANDED Si tratta di linee di prodotti a basso costo che nascono da un accordo tra i licenziatari del marchio ufficiale e le società sportive. Hanno un design leggermente diverso, qualità inferiore, tessuti in normale poliestere invece che pregiati materiali tecnici traspiranti. Loghi e scritte sono solo stampati e non ricamati. I prodotti sono soprattutto senza il marchio ufficiale di Nike e Adidas, gli sponsor tecnici delle due squadre di calcio milanesi. Anche su questi prodotti viene posto un ologramma a tutela degli acquirenti.
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