E’ un essere superiore: enigmatico e difficile da conquistare. Quando ci guardiamo sono io che non reggo il suo sguardo.
Quando ho proposto al direttore Vittorio Feltri, a fine estate, di dedicare una pagina quotidiana ai racconti sugli animali, scritti dai voi lettori, lui, “gattolìco” praticante, non ha avuto dubbi, ha immediatamente risposto: «Sì mi piace, facciamola». E io lo ringrazio per la fiducia concessami. Ma in redazione non sono mancati gli scettici («quante storie arriveranno cinque, sei, forse dieci..,») e i gufi. Chiedo scusa ai simpatici uccelli notturni presenti ormai in qualunque ambiente. Nonostante loro, l’iniziativa ha avuto un grande successo, superando le più rosee aspettative. In tanti, anzi tantissimi, avete accolto l’invito e vi siete dati da fare con impegno certosino, raccontando le vostre storie intense, commoventi, piene di sentimento. Non finirò mai di ribadire che il cuore di un uomo si giudica dal modo in cui tratta gli animali. Voi il vostro cuore lo avete aperto in modo generoso a cani, gatti, ricci, conigli, volpi; cavalli, asini, maiali, pesci… e apprezzato la bellezza della loro compagnia. Chi pensa che gli animali non abbiano un’anima, non li ha mai accarezzati e guardati negli occhi.
Non vi ringrazierò mai abbastanza per aver permesso, dal 13 settembre fino a oggi, l’uscita di questa pagina che ho sentito fin da subito come una mia creatura. Ho lavorato con passione, la stessa che avete messo voi nel raccontare le vostre straordinarie storie.Ma purtroppo siamo giunti al capolinea, oggi è l’ultimo giorno. Voglio scusarmi con coloro che non hanno visto pubblicato il proprio racconto per problemi di spazio. Anch’io avrei voluto scrivere il mio, ma i vostri erano così affascinanti, cos’altro avrei potuto aggiungere. .Oggi però vorrei regalarvi una riflessione che mi sta particolarmente a cuore. Quando decisi di prendere un gatto, sette anni fa, scelsi un Ragdoll, lo volevo di razza e con il pedigree. E così è stato. Dopo una ricerca infinita sull’allevamento più affidabile, trovai una cucciolata di pochi giorni. Erano bellissimi quei batuffolini color panna con i musetti grigi e gli occhi azzurri che correvano per la stanza. Avrei voluto portarli tutti con me. Il fatto che non erano segregati in tristi gabbiette mi fece pensare che avevo fatto la scelta giusta.Volevo un maschio. «Lui è Peter Pan», disse l’allevatrice. Lo presi in braccio, ci siamo guardati e annusati. Mi piaceva. Ma non capii fino a che punto io piacessi a lui, perché dopo pochi minuti saltò giù per riprendere a correre e giocare .
Certo non era un micio abbandonato che ne aveva passate tante e aspettava solo di essere adottato. Era appena nato, aveva un ‘allevatrice che lo accudiva come un principino, vezzeggiato e coccolato. Peter Pan, bello come il sole, aveva una piccola macchietta grigia su una zampetta che lo lasciava automaticamente fuori dalle mostre feline alle quali partecipavano i suoi genitori, campioni europei. Ecco perché era in vendita alla modica cifra (si fa per dire) di mille euro. Era il mio primo compagno a quattro zampe, oggi se dovessi prendere un cane (è tra i miei desideri) mi recherei in un rifugio tra gli sfortunati che soffrono e sperano nel calore di una mano che li porti via da lì. Questo non vuol dire che io non ami Peter Pan. Lui è la mia vita. Non vado in vacanza se non riesco a portarlo con me. Perché so che lui soffre l’abbandono e io sento la sua mancanza. Non è stato facile conquistarlo, come tutti i gatti è enigmatico e sicuro di sé. È un filosofo, un “elegante gentiluomo una creatura che ne sa più di quel che dice. Potremmo andare avanti all’infinito. Di sicuro Peter Pan si prende cura di me. E quando ci guardiamo, sono io che non reggo il suo sguardo. Lui è un essere superiore.
DANIELA MASTROMATTEI (Libero)
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