I Comuni che hanno sbagliato non sono attrezzati per far partire i risarcimenti automatici e i soldi necessari saranno addebitati a chi finora ha versato meno
Milano 11 Dicembre – Il pasticcio, o la furbata, della Tari non dovuta fatta pagare da alcuni Comuni ai residenti sta prendendo i contorni di una farsa. Ora salta fuori – ne ha scritto ieri il Sole24Ore – che le amministrazioni locali colpevoli di aver “sbagliato” i calcoli, non solo non sono mediamente attrezzati per rifarli correttamente, ma non hanno neanche i fondi per i rimborsi.
Teoricamente è tutto pronto per restituire i soldi illecitamente richiesti ai proprietari di garage, cantine e altre pertinenze, sottolinea il quotidiano economico. Il diritto all’indennizzo è certificato dalla risoluzione 1/2017 del dipartimento Finanze e ci sono i moduli da presentare su carta semplice. Mancano solo i soldi, non proprio un dettaglio. Per trovarli i Comuni biricchini dovrebbero applicare un balzello extra a tutti, compreso a quelli che hanno pagato la Tari non dovuta.
In pratica la tassa sulla raccolta e smaltimento dei rifiuti serve per pagare il costo del servizio, i soldi non possono essere presi altrove. Se il servizio costa 100, il totale del gettito derivante dalla Tari dev’essere uguale a 100. I Comuni che devono rimborsare il maltolto devono insomma trovare sempre nella voce Tari la copertura.
Con questo meccanismo – la raccolta della tassa è direttamente legata al costo del servizio – se qualcuno ha pagato di più del dovuto, vuol dire che gli altri hanno pagato meno. Il Governo ha però detto che di aumentare la tassa sui rifiuti non se ne parla, quindi un’altra possibilità sarebbe quella di chiedere degli arretrati a tutti e rimborsare solo parzialmente chi ha pagato di più. Il Sole fa questo esempio: un cittadino che ha pagato negli anni 200 euro di troppo sul garage se ne vedrebbe restituire per esempio 150, mentre gli altri riceverebbero una richiesta di arretrati da 50.
Sperare poi che i Comuni facciano da soli attraverso rimborsi automatici, come ha annunciato un po’ frettolosamente il sindaco di Milano Beppe Sala, è, secondo il quotidiano, tecnicamente impossibile. Questo perché le amministrazioni locali «non hanno i dati necessari a collegare abitazioni e garage pertinenziali con classamento catastale autonomo».
E poi c’è un ultimo problema, non indifferente: ci sono Comuni che non hanno intenzione di riconoscere di aver sbagliato.
Alla fine la soluzione trovata dal Sole sarebbe quella di fare una nonna ad hoc che possa consentire i Comuni di utilizzare altre risorse del bilancio per coprire i rimborsi. Ma la politica sembra preoccuparsi molto delle ricadute che una tale iniziativa possa avere nella prossima e imminente tornata elettorale. Così bisogna fare i conti con una legge che lega le uscite connesse alla Tari alle rispettive entrate. Avrà sicuramente una sua logica anti spreco ma ricolda molto la vecchia barzelletta del tizio a cui era stata affidata una commissione e che, con due biglietti da mille lire in portafogli, poi non ricordava quale fossero le mille lire che doveva utilizzare per comprare le sigarette e quelle per fare la spesa.
Antonio Spampinato (Libero)
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