Dai controlli nei palazzi comunali, altri 500 alloggi con inquilini mai registrati
Milano 16 Dicembre – Duemila case fantasma, di cui 1.500 vuote e per le quali ora Palazzo Marino dovrà decidere il da farsi.
È questo il numero dei nuovi alloggi popolari sfitti spuntati nell’ultimo censimento di Mm sull’edilizia residenziale pubblica di proprietà del Comune. Appartamenti all’indirizzo dei quali si continuavano a mandare i bollettini per il pagamento degli affitti ma che, di fatto, non erano e non sono più abitati: perché l’inquilino è deceduto o si è trasferito e nessuno lo ha comunicato. E i cambi di gestione che si sono susseguiti negli anni, con tanto di sistemi di monitoraggio diversi, non hanno certo aiutato ad avere una fotografia nitida degli affittuari. Un disordine al quale Palazzo Marino aveva chiesto, ai tempi del passaggio di gestione delle case comunali da Aler a Mm tra il 2014 e il 2015, di porre rimedio. E così, tramite controlli incrociati tra l’anagrafe del Comune, il sistema informativo di gestione dell’edilizia pubblica Sepa e circa 800 ispezioni su diverse posizioni non chiare, sono saltate fuori le duemila case fantasma.
Un pasticcio, dunque, che conta 1.500 case oggi improvvisamente a disposizione e di cui non si sapeva nulla, a cui si aggiungono 500 situazioni da verificare: inquilini non registrati da monitorare caso per caso.
Cosa si fa quindi ora? Il direttore generale di Metropolitana Milanese Stefano Cetti prova a tracciare il percorso: «Ora che abbiamo a disposizione la mappatura, il Comune deve predisporre un piano di finanziamenti per la sistemazione. Si faranno poi dei sopralluoghi per capire se ci sono anche alloggi eventualmente già pronti per essere assegnati».
Quello degli alloggi vuoti appena scoperti è un numero considerevole che va ad aggiungersi ai 3.259 mappati all’inizio del 2017 ma che, a differenza di questi ultimi, non sono stati inseriti nel piano “Zero case vuote”. Un progetto da 90 milioni di euro fortemente voluto dal sindaco Sala nell’ambito della riqualificazione delle periferie e che dovrebbe portare, entro il 2020, alla sistemazione e all’assegnazione di tutti gli alloggi sfitti. Un piano la cui realizzazione è già in ritardo di diversi mesi (l’obiettivo del 2017 sarà raggiunto, o almeno questa è la promessa, a marzo del 2018) e che con l’aggiunta di questi 1.500, rischia di essere declassato a “Meno case vuote”.
Una patata bollente per Palazzo Marino che ora dovrà trovare nuovi finanziamenti, e piuttosto consistenti, per tagliare il traguardo. «Si tratta di una situazione nuova — spiega l’assessore a Lavori Pubblici e Casa Gabriele Rabaiotti — per cui i fondi ancora non ci sono». Ma prova a vedere il bicchiere mezzo pieno: «Abbiamo di fronte l’opportunità di mettere a disposizione più alloggi. Certo è che davanti a questi numeri servirebbe un piano “Zero case vuote” del secondo mandato. Ne parlerò con il sindaco».
«Con più di 27mila cittadini milanesi che hanno fatto domanda per avere una casa popolare — incalza Stefano Chiappelli, segretario del Stmia, il sindacato degli inquilini — non possiamo permetterci di avere appartamenti vuoti. Si lavori per assegnare anche questi nuovi il prima possibile». Quarto Oggiaro Gli alloggi popolari del Comune trovati vuoti o con inquilini sconosciuti son o sparsi per tutta la città.
Federica Venni (Repubblica)
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