Milano 21 Dicembre – Diminuiscono gli italiani, aumentano gli stranieri: la loro concentrazione nei quartieri disegna la «nuova» geografia della città. Piazza Selinunte è la zona con più residenti di origine africana, Farini ha il maggior numero di asiatici. Mentre i sudamericani si raccolgono intorno a Loreto, i cittadini dell’Unione europea a City Life e gli statunitensi in Duomo, Magenta e Brera. L’analisi è di Homepal, portale specializzato in ricerche immobiliari senza intermediari che ha esaminato quasi 100 mila appartamenti con relativi proprietari e affittuari, individuando una mappa dove ad ogni quartiere corrispondono le nazionalità estere degli abitanti.
«Un residente su cinque è straniero e la quota (19,5 per cento) dal 2000 ad oggi è raddoppiata. Alta se si confronta con il 13 per cento di Roma o il 15 per cento di Torino e Firenze, ma molto inferiore al 45 per cento di Londra e Amsterdam e dunque con ampi margini per salire ancora», spiega il presidente di Homepal Andrea Lacalamita. Più di un terzo degli stranieri residenti viene dall’Asia (36,4 per cento, contro il 32 per cento del 2000), il 24 per cento dall’Africa e il 21 per cento dall’Europa (dati stabili). Un vero e proprio boom c’è stato invece dall’America Latina (e in particolare dal Perù): 18 per cento, dal 9 per cento di diciassette anni fa. «Cinesi e filippini sono alla terza generazione, crescono anche i residenti dello Sri Lanka per cui la migrazione è più recente. Naturale che gli asiatici pesino di più», non si sorprende Costantino Ranci, docente del Politecnico.
Colpisce per contro la distribuzione disomogenea rispetto al territorio: alcune aree hanno più di un abitante su tre straniero (Farini, Loreto, Dergano e Scalo Romana, ad esempio), altre neanche uno su dieci (come Tortona, Pagano, XXII Marzo, Washington e Portello). In alcune aree poi il cambiamento è stato particolarmente impetuoso: gli stranieri sono triplicati in via Padova (dal 10 al 36 per cento in 17 anni), a Villapizzone (dal 9,5 al 31) e ad Affori (dal 9 al 29), più che raddoppiati al Corvetto e al Giambellino (dal 9,5 per cento al 25), addirittura sestuplicati alla Comasina (dal 5 per cento al 32). Eppure, riflette Ranci, «il 35 per cento di stranieri non è certo una soglia critica. Anche perché a Milano le nazionalità estere restano tutto sommato mescolate: siamo lontani anni luce dai sobborghi ad una sola etnia tipici di capitali europee come Parigi o Londra».
I risultati interessanti si hanno infine mettendo a confronto le etnie prevalenti e i prezzi delle case in vendita e locazione, aggiunge Simone Gadenz, esperto di ricerche e big data: «Il mercato immobiliare appannaggio di asiatici, africani e sudamericani è povero, formato da microcase dove il fattore convenienza costituisce l’elemento centrale». Le persone di origine africana, ad esempio, sono concentrate in zona Selinunte, Scalo Romana e dietro Porta Venezia, dove i prezzi al metro quadrato sono inferiori ai 2.500 euro. In contro tendenza gli stranieri dell’Unione europea e degli Usa (questi ultimi ancora pochissimi, meno dello 0,3 per cento dei residenti). «Puntano alle zone più esclusive. Acquistano in centro, al Portello e a Porta Nuova, con prezzi tra i 5.000 e 10.000 euro al metro quadrato». Amano giardini e terrazze, e comprano con prezzi anche fuori mercato. Proprio di recente, secondo alcuni operatori del settore, sono stati venduti intorno al Castello due appartamenti faraonici, entrambi per oltre 4 milioni di euro.
Elisabetta Andreis (Corriere)
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