Milano 23 dicembre – L’Italia salvata dai nonni. Sono salite a 3,2 milioni le famiglie che percepiscono come unica fonte di reddito la pensione.
Ed è proprio l’assegno dell’Inps che per molte famiglie rappresenta l’ancora di salvezza ed evita la caduta in una condizione di povertà. Sono i dati che emergono dall’ultimo rilevamento dell’Istat sulle condizioni di vita dei pensionati negli anni 2015-2016.
Per tutte queste famiglie arriva una buona notizia perché dal 1 gennaio l’importo delle pensioni tornerà a crescere di un 1,1 per cento grazie alla cosiddetta perequazione automatica che era rimasta bloccata per due anni. Attenzione però l’aumento non toccherà a tutti. Restano fuori le pensioni che superano l’importo di 3.012 euro, ovvero circa 2.100 euro netti.
Ma quanto si prenderà in più in concreto? La pensione sociale sale a 373,32 euro al mese. L’assegno sociale da 448,07 va a 453 euro. Il trattamento minimo da 501,89 a 507,41 euro mensili. Per le pensioni da 1.000 euro lordi al mese l’incremento sarà di 11 euro; per 1.600 euro l’incremento sarà di 16,72 euro. Per chi percepisce 2.100 euro arriveranno in più 17,33 euro. La somma in più all’anno per le pensioni minime sarà dunque di 71 euro; per 13.000 euro annui ne arriveranno in più 143. Un po’ più sostanzioso l’aumento annuo per chi ha una pensione compresa tra 1.500 e 3.000 euro al mese: ci saranno dai 200 ai 260 euro lordi all’anno in più.
Intanto l’Istat rileva che il numero totale dei pensionati è in diminuzione. Un calo che riguarda tutte le categorie pensionistiche tranne quelle sociali e quelle conseguenti ad una invalidità civile. E se è logico che siano in calo le pensioni di guerra, meno 6,7 per cento, calano anche quelle di invalidità previdenziale meno 5,5, e le indennitarie, meno 2,3. La diminuzione più rilevante si riscontra tra i pensionati di vecchiaia, oltre 90.000 in meno, quelli di invalidità previdenziale, meno 57.000 e tra i superstiti quasi 29.000 in meno.
Crescono invece i pensionati sociali, più 5.000, e quelli che percepiscono l’invalidità civile, più 52.000. In totale nel 2016 sono 16,1 milioni i pensionati. In media il loro assegno è di 17.580 euro lordi. Un passo avanti rispetto all’anno precedente: più 257 euro in confronto a quando la media era di 17.323 euro. Rispetto al 2015 l’esercito dei pensionati segna un meno 115.000. I nuovi pensionati, registrati nel corso dell’anno 2016 sono meno rispetto ai cessati: 575.000 contro 689.000. Non solo. Le pensioni più recenti sono inferiori a quelle dei cessati. Insomma i nuovi pensionati prendono meno dei «vecchi»: 15.024 euro contro i 16.673 euro dei cessati e i 17.675 euro dei pensionati sopravviventi percettori, cioè di coloro che usufruiscono di un «cumulo» con ulteriori pensioni, spesso di reversibilità.
Anche per la pensione le donne rappresentano un caso a parte. Sono la maggioranza, 52,7 per cento dei pensionati e guadagnano meno. In media percepiscono un assegno di circa 6.000 euro inferiore a quelli degli uomini. Le differenze di genere insomma sono ancora evidenti ma in riduzione, assicura l’Istat.
La sperequazione resta grave anzi in molti casi aumenta invece a livello territoriale. Le pensioni percepite nel Nord-est superano del 18,2 quelle del Mezzogiorno contro il 17,3 del 2015 e l’8,8 del 1983.
Nel 2015 la stima del reddito netto delle famiglie con pensionati è di 29.227 euro, ovvero 2.430 euro mensili, circa 1.400 in meno di quello delle famiglie senza pensionati, 30.652 euro par a 2.550 euro mensili. La metà delle famiglie con pensionati non supera la soglia dei 23.280 euro, 1.860 euro mensili.
Francesco Angeli (Il Giornale)
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