Sofia aveva una malattia atroce. Ed è stata due volte sfortunata. La seconda, però, potevamo evitarla. Ed invece ricadrà su di noi. Noi, che abbiamo permesso questa porcata ignobile. Noi, che non abbiamo lottato fino in fondo perché la Verità trionfasse sulla superstizione. Noi che abbiamo permesso di farci dettare la linea dalle Iene. Noi, che abbiamo accettato che dei giudici condannassero la scienza. Noi. Noi che di fronte a Stamina, perché di questo si tratta, abbiamo sospeso il giudizio. Ecco, noi. Noi siamo stati il problema di Sofia. Sofia, una bimba fragile, con dei genitori sconvolti. Che si sono trovati sulla strada un Vannoni qualsiasi. Ma riepiloghiamo brevemente la vicenda.
Gli elementi di questa storia allucinante sono tre: Vannoni, Stamina e la peggiore magistratura d’Europa. Vannoni, è un laureato in lettere che, a causa di un’emiparesi facciale entra in contatto con alcune cure sperimentali a base di staminali. E siccome la modestia è merce fuori mercato, decide di fare, a suo gusto, delle modifiche e vendere il metodo come cura universale per decine, se non centinaia, di patologie. La sua vicenda finisce con un patteggiamento per truffa. Ed in mezzo un flusso di denaro su cui, per carità di Patria, sorvoleremo. Stamina, è il metodo di cui si parlava. E’ un’autotrasfusione (nella migliore delle ipotesi, in alcuni casi le staminali di altri) di cellule staminali, siringate nel midollo spinale della gente. Questa cosa, in teoria doveva risolvere tutti i problemi di Sofia. In pratica non serviva a nulla. Anche perché le staminali iniettate erano pochissime, non sempre del paziente e l’intera procedura era effettuata uno ad occhio. Il problema è che a questa, che era una evidente truffa, si sono attaccate due circostanze imprevedibili, ma devastanti. La prima era l’approvazione della legge sulle cure compassionevoli. Scritta coi piedi, doveva servire ad utilizzare farmaci sperimentali e trattamenti ancora non approvati su pazienti senza speranza. Si è trasformata, purtroppo, al suo avvio in una licenza per i venditori di olio di serpente ad attingere ai fondi pubblici. La seconda è stata, dopo il blocco arrivato dal ministero (il primo di una lunga serie), l’intervento delle Iene. Che hanno santificato Vannoni. E creato i presupposti perché il terzo elemento potesse agire.
Già, la peggiore magistratura d’Europa. Stamina si poteva risolvere come un incidente di percorso nel 2013. Se non fosse stato per il Tar del Lazio, che ha bloccato la commissione di studio, obiettando che mancavano esperti pro Stamina. In soldoni: “Scusate, non è valida la vostra procedura, qui ci sono solo scienziati. Nemmeno uno sciamano. Non va affatto bene”. E subito dopo le decine di ricorsi di famiglie a tribunali di tutta Italia, accolti in barba a perizie e controperizie che sostenevano tutte la stessa cosa: Stamina siringa acqua nella colonna vertebrale, non ha alcun fondamento scientifico e viene fatta senza alcuna garanzia medica. Si parla di decine di casi. Decine di sentenze in cui si ignora la scienza in nome dell’assurda pretesa che il sogno vada rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale. Una vergogna che si somma agli scienziati condannati per non aver saputo prevedere il terremoto e alle inchieste di Trani contro i vaccini. Una magistratura che ci mette anni a condannare Vannoni, ma è fulminea nel condannare la collettività a pagargli un trattamento irrazionale.
Ecco, questi giudici sono ciò che ci resta della vicenda. E, mentre Vannoni è sparito, loro sono ai loro posti. Felici e sereni, pagati da noi. Imbattibili. Inamovibili. A fornire all’Italia un altro primato di cui essere fieri.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,