Milano 28 gennaio – Quando mi vide, Bast la gattina della nonna, come al solito si precipitò verso di me per salutarmi con la coda sollevata e le zampine che scivolavano sul pavimento lucidato a specchio. Sorrisi vedendo quelle zampine che se ne andavano per i fatti propri facendo perdere un po’ l’equilibrio al tenero cucciolo. Dopo essersi presa la sua dose di coccole, Bast corse verso la finestra. Con mia grande sorpresa, e come se fosse intenzionata a dimostrami cosa avesse imparato a fare nel frattempo, iniziò ad arrampicarsi sulla tenda che partiva dal pavimento e arrivava fino al soffitto. La nonna si avvicinò per sgridarla, e lei si fermò un istante a metà strada tenendosi ben ferma con le unghie sul tessuto dondolante. Guardò la nonna, socchiuse per un istante gli occhietti, studiò la situazione e determinò che nessuno l’avrebbe seguita fin lassù per afferrarla; dunque, incurante delle sgridate, riprese la sua arrampicata fino al soffitto. Quando giunse in cima, abbassò la testolina per guardare noi tutti che eravamo rimasti in basso e iniziò a miagolare in modo prolungato, come se lei stessa non comprendesse bene come fosse riuscita ad arrivare così in alto e richiedesse un aiutino per scendere. Eppure non era la prima volta che arrivava fin lassù. A testimonianza della gran quantità di prove già in precedenza eseguite, infatti, il tessuto aveva iniziato a cedere qua e là alcuni fili.
– Fa sempre così – disse la nonna scuotendo il capo e guardando un po’ me, e un po’ Bast.
Evidentemente si era già da parecchio tempo rassegnata alla vista dei fili che fuoriuscivano dall’armatura del tessuto delle sue tende.
– Nonna, ti direi che ti accompagno ad acquistare nuove tende se fossi certa che sarebbero risparmiate da ulteriori simili imprese da parte di Bast.
– Lo so che le tende tutte sfilacciate non sono belle da vedere, ma già lo sapevo prima che arrivasse questa piccola peste in casa. Eppure non sono pentita di averla adottata perché rallegra le nostre giornate come mai avremmo pensato – disse la nonna guardando affettuosamente la micetta che ancora ci osservava dalla sua postazione avvinghiata alle tende in prossimità del soffitto.
Il nonno si avvicinò a noi con un giochino e improvvisamente Bast si decise a raggiungerci. La vidi lanciarsi dall’alta posizione in cui si trovava, saltando tutti i complicati passaggi della discesa su tessuto. Non riuscendo però a sganciare del tutto gli artigli infilati nelle tende, lanciandosi si portò appresso parte dell’armatura del tessuto; questo lasciò così fuoriuscire sia alcuni fili della trama sia dell’ordito.
– Forse è meglio se togliamo del tutto le tende – disse sconsolata la nonna mentre osservava la manovra di Bast.
Lei intanto era atterrata sul pavimento accanto a me attutendo l’atterraggio con i morbidi cuscinetti delle zampe ed emettendo un verso che non corrispondeva né a un miagolio né a un lamento. Semplicemente avvisava dell’atterraggio ben riuscito e dello sforzo che vi aveva concorso.
Il nonno, che sarebbe stato l’ultimo della famiglia a doversi preoccupare per il tocco selvaggio apportato da Bast al nuovo look delle tende, lanciandogli il giochino disse:
– Forse, anziché un gatto, avremmo fatto meglio a prendere un cane: quello almeno non si sarebbe arrampicato sulle tende.
Udito ciò, la nonna si precipitò a prendere in braccio Bast, come se volesse impedire al nonno di attuare il suo proposito di scambiarla con il cane. Io mi avvicinai a Bast che se ne stava pacifica tra le braccia della nonna, del tutto incapace di comprendere il significato del ripensamento esternato dal nonno, e non seppi trattenermi dall’accarezzarla nonostante le birbonate combinate.
Dal libro ‘Dea di seduzione’ di Michela Pugliese
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