Il ricorso contro l’assegnazione ad Amsterdam dell’EMA sembra essere, più di ogni altra cosa, un diversivo da campagna elettorale. Ne è convinto il Commissario alla Salute Europeo. Ma non sono in disaccordo neppure i media internazionali. E questo dovrebbe farci riflettere. Tutta la vicenda, infatti, è surreale. Non per il sorteggio, che sapevamo essere previsto e contro il quale ci si sarebbe dovuti muovere, semmai prima. È che pareva tutto combinato. Pareva. Solo che poi ci siamo accorti, in via definitiva e stavolta senza appello, che non contiamo assolutamente nulla a Bruxelles. Perché? Perché tutta la nostra influenza è concentrata a Francoforte, nei panni di Draghi, a costringere la BCE a comprare titoli di debito a prezzi ridicoli, tenendo il costo dei BOT sotto la soglia di mercato. Questa operazione, che svaluta l’Euro e mina le fondamenta dell’edificio bancario Europeo, è difficile. Defatigante. E sta riuscendo solo con lo sforzo immane dell’intera diplomazia del nostro Stato. Che, però, sa di non poter pretendere altro. E, nonostante questo, ha ingaggiato una battaglia parallela per il 3% di deficit. Non pienamente riuscita, ma nemmeno clamorosamente fallita. Anche qui, i nemici sono sempre i paesi del blocco del Nord, quello Tedesco. E noi non abbiamo perso. Queste cose dovevamo pagarle, prima o poi.
Così quando ce la siamo giocata sull’EMA, l’Olanda è passata all’incasso. E, a sfregio, ci ha messo una soluzione demenziale, con due traslochi, una sede provvisoria che si sapeva da subito essere troppo piccola e comunque scomoda. Ed hanno visto, sia pure al sorteggio, battendo l’Europa dei Piigs. Oggi noi facciamo ricorso, sostenendo l’ovvio come fosse un’ancora di salvezza: quella sede fa schifo. Sì, lo sappiamo, rispondono gli Olandesi, ma lo faceva anche quando abbiamo presentato la candidatura. Non abbiamo nascosto nulla, quindi adesso vi attaccate. Il ricorso alla Suprema Corte è destinato, su queste basi, a fallire. La decisione, dirà la Corte, era politica e politicamente indipendente. E noi, quindi, abbiamo perso su un piano su cui siamo debolissimi, pur avendo tutte le carte vincenti in mano. A casa mia questa si chiama incompetenza mista ad assenza di capacità diplomatiche. Anche perché abbiamo pure giocato male le carte dell’Italexit, la minaccia di ritorsione suprema. Renzi, che ha fatto il belletto di quartiere fino a ieri, oggi imbarca +Europa. Signori, finiamola qua: abbiamo perso. E perderemo sempre fino a quando non entriamo nell’ottica che il debito pubblico va abbattuto subito, in questo quinquennio. Altrimenti non ci saranno altre possibilità di salvezza.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,