Coperta dalla terribile notizie dei fatti di Macerata, questa notizia ha faticato ad emergere. Ed è un peccato, perché è una di quelle cose che il mondo dovrebbe conoscere. Ovvero come i Centri Sociali possano essere inumani e bestiali. La fonte, una delle tante, è il Secolo XIX, di sicuro non una testata di estrema destra:
Un ragazzo di 20 anni con problemi psichici è stato picchiato questa sera intorno alle 19 quasi al termine del corteo antifascista nella zona di piazza della Vittoria. Il ragazzo, che al momento si trova al pronto soccorso dell’ospedale Galliera, è stato malmenato da alcuni manifestanti perché era vestito con una giacca mimetica e portava una bandiera tricolore. Secondo quanto appreso alcuni manifestati gli avrebbero chiesto di togliere la bandiera e al suo diniego sarebbe scattata l’aggressione, in quanto il ragazzo sarebbe stato scambiato per un provocatore di estrema destra. Proprio questa mattina un militante di estrema destra a Macerata è stato arrestato dopo aver sparato su sei persone di colore e aveva indosso una bandiera tricolore: il ragazzo, che soffre di disturbi ossessivi, non era a conoscenza di quello che era accaduto. È stato colpito in testa forse con un manganello, al volto e a un ginocchio. Al momento i medici del Galliera gli hanno dato alcuni punti in testa e lo sottoporranno ad una Tac. Al pronto soccorso questa sera sono arrivati gli agenti delle volanti e gli investigatori della Digos. Lunedì il giovane, che non aveva detto ai genitori che sarebbe andato al corteo, presenterà denuncia in Questura. Secondo quanto appreso, uno degli aggressori avrebbe avuto il volto coperto e lo avrebbe colpito con un manganello. Sull’episodio indaga la Digos.
Genova 24 riporta che il ragazzo non si sarebbe trovato là per caso, ma che vi avrebbe proprio partecipato, per quanto avesse mancato di avvisare i genitori. Il che, se mi consentite, mi porta ad una diversa ricostruzione dell’accaduto. Io non ho evidenze ulteriori rispetto a quelle riportate. Ma vi invito a riflettere: poniamo caso che il ragazzo abbia ricevuto una educazione fieramente antifascista. Abbia visto tantissime foto, in bianco e nero ed a colori. E che i partigiani fossero i suoi eroi. Come giravano i partigiani? In molti modi, ma anche in mimetica. E di certo avevano il tricolore. Senza stemma Sabaudo, in alcuni casi. Ecco, immaginate il ragazzo, felice, perché può andare a manifestare coi partigiani contro i fascisti. È contento, oggi anche lui è un partigiano. È un bravo ragazzo, ben educato. Ad un certo punto gli si presentano tre individui che gli dicono, non certo con calma, di buttare via il tricolore. Il ragazzo è perplesso. Perché mai dovrebbe farlo? Ed allora dice no. Lui vuole salvare la patria dall’invasore, ed il tricolore lo tiene. Caspita se lo tiene. Lui se li vede i nazisti che vogliono rubare la bandiera al fiero Partigiano. Che però non cede. E nemmeno lui cede. Sa che rischia, forse. Ma lui è un partigiano, e non ha paura. Finisce a manganellate. Come per i partigiani. Otto giorni di prognosi. Io non so se sia andata così, sia ben chiaro. Ma dovendo scegliere tra le due alternative, ovvero che degli animali abbiano pestato un passante ignaro di tutto, o il pomeriggio speciale di un ragazzo partigiano per un giorno, a me piace credere alla seconda ipotesi. Perché le umiliazioni, le botte e lo sciacallaggio restano. Ma nella seconda ipotesi forse il ragazzo, tra il dolore e la confusione, sta sorridendo. No, il nemico non è passato. E la bandiera è salva. I nazisti, neanche stavolta, hanno vinto.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,