L’intervista a Martino «La flat tax, un’imposta utile e giusta. Padoan ragiona da burocrate»

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L’ex ministro che propose la «tassa piatta» nel 1994: scoraggia elusione ed erosione e non favorisce i ricchi. Dove è stata adottata ha dato risultati ottimi 

Milano 7 Febbraio – Sorpreso del ritorno della flat tax a 24 anni da quando lei la propose?

«Ho smesso di stupirmi da anni. In politica succedono continuamente cose strane». Antonio Martino, economista, ex ministro della Difesa è tra i fondatori di Forza Italia. Allievo di Milton Friedman, è stato il primo italiano a parlare di flat tax. «In realtà mi ha fatto piacere», spiega al Giornale.

Come finì nel programma di Forza Italia?

«Avevo proposto un sistema a due aliquote. Berlusconi disse che se io credevo al sistema a una sola aliquota avremmo potuto proporlo. Obiettai che sarebbe stata giudicata una proposta scandalosa e Berlusconi decise di andare avanti comunque».

Scoppiò lo scandalo?

«Non se ne accorsero in molti. In quelle elezioni si parlò di tutto tranne che dei programmi. Invece è una proposta ottima che dove stata attuata ha prodotto risultati spettacolari. Se fosse adottata innescherebbe una reazione positiva. Siamo di fronte a un grave problema demografico, con la denatalita non abbiamo possibilità di una ripresa occupazionale significativa. Serve un cambiamento istituzionale e la flat tax può essere l’occasione».

Il ministro Pier Carlo Padoan non ci crede…

«Tipica reazione di un burocrate abituato a fare sempre le stesse cose, che impazzisce di fronte alla novità. Pensavo avesse un’intelligenza in grado di capire il nuovo».

La flat tax farebbe emergere il sommerso?

«Più che altro scoraggerebbe l’elusione e l’erosione. Con l’evasione è più complesso: chi accetta il rischio della galera non guarda il livello delle aliquote. Però chi oggi evita legalmente le tasse troverebbe meno conveniente pagare avvocati e commercialisti».

Il presidente di Confindustria Boccia ha detto che la flat tax si può fare. E un segnale importante?

«Si vede che è un uomo intelligente e non condizionato dall’esistente. Chi la critica dice cose non vere. Ad esempio che non è progressiva, invece lo è ed è costituzionale».

Si dice che comunque favorisce i ricchi. Non è vero?

«No. Certo, avere un reddito alto è sempre meglio che averne uno basso, ma l’aliquota non c’entra niente. Il sistema attuale con più aliquote non danneggia chi è già ricco, ma chi potrebbe diventarlo. Danneggia l’occupazione. Naturalmente c’è un problema anche con la flat tax».

Quale?

«All’inizio ci potrebbe essere una perdita di gettito, ma poi dovrebbe aumentare. Deve essere introdotta in modo sensato. Ci vuole il coraggio di scelte non necessariamente popolari e di medio periodo. Molti politici tendono a prevedere scelte che danno popolarità nell’immediato anche se poi diventano nocive. Sono quelli che de Gaulle chiamava “politichiens”, gioco di parole tra politici e cani».

I partiti del centrodestra possono trovare un’intesa?

«Penso di sì. L’economista Alvin Rabushka, fautore della flat tax da una quarantina d’anni, ritiene possibile una aliquota del 15%. Ma anche se, come vuole Berlusconi, si sceglie una proposta più moderata, si avranno risultati».

La flat tax è stata teorizzata da Milton Friedman, del quale lei è stato allievo…

«Cinquanta anni fa e oggi è più attuale che allora. Si sta confermando un economista del futuro, non del passato».

Antonio Signorini (Il Giornale)

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