Mentre la sinistra può marciare, a chi vuol ricordare le foibe viene negato

Milano

Milano 10 Febbraio – Il sindaco dem di Macerata, Romano Carancini, dopo quel che è accaduto nella sua città, ha mostrato fermezza e senso delle istituzioni, invitando le forze politiche a rinunciare a ogni corteo per evitare «il rischio di possibili violenze». Ben fatto. A Milano accade il contrario: con il beneplacito del Comune, oggi pomeriggio, con partenza da piazza Oberdan, si svolgerà un corteo antifascista e antirazzista promosso dal fior fiore dei centri sociali e al quale parteciperanno, oltre ad Anpi e Fiom, anche Liberi e belli, pardon uguali, pronti a sfilare con Onorio Rosati, il loro candidato alla presidenza della Regione, per opporsi a «una cultura politica di cui la Lega è la principale portatrice».

Non può sfuggire la coincidenza che oggi si celebra il Giorno del Ricordo, dedicato ai martiri delle foibe e all’esodo giuliano-dalmata. Il sindaco Sala ha chiesto al prefetto di negare a CasaPound l’autorizzazione a un presidio all’Arco della pace per rendere pubblico omaggio alle vittime della barbarie comunista: secondo lui, c’è il pericolo «che tensioni latenti degenerino in possibili scontri». Di conseguenza, meglio che la cerimonia si svolga «in luoghi chiusi». L’Anpi, dal canto suo, ha organizzato per questa sera a Sedriano un convegno che fin dal titolo, “Fascismo, foibe, esodo”, chiarisce da che parte penda. Palazzo Marino non è da meno e ha negato ogni finanziamento alla promessa stele da erigere in piazza Martiri delle foibe. A Milano, nella generale indifferenza, monta la marea revisionista.

In compenso, e la scelta della data non è casuale, si sfila in nome dell’antifascismo. «Finirà come sempre, con muri imbrattati, fumogeni, vetrine vandalizzate», ha detto Riccardo De Corato. Sulla scorta dell’esperienza, temiamo che abbia ragione. Se davvero Sala teme «tensioni latenti», avrebbe dovuto comportarsi come il suo omologo di Macerata. Invece no: silenzio sulle foibe e mano libera alla sinistra della sinistra. «I fasci si curano a bastonate»: la scritta, apparsa la scorsa settimana insieme ad altre consimili su un muro di via Arena, annuncia le intenzioni che animano gli antagonisti, in un cupo revival degli anni Settanta.

Renato Besana (Libero)

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