Milano 10 Febbraio – Non si chiede più – lo volevano i paesi del Nord Europa – l’abolizione dell’ora legale, ma solo “una valutazione approfondita” sul cambio biannuale dell’ora. E’ questo ciò che chiede il Parlamento Ue sul fronte dell’ora legale. La risoluzione approvata ieri dagli eurodeputati è stata modificata con degli emendamenti che ne hanno limitato la portata. Non si chiede più, quindi, alla Commissione Ue di proporre l’abolizione del “cambiamento semestrale”, ma solo di studiare la questione, e, “eventualmente proporre una modifica” della direttiva Ue del 2000, che regola l’alternanza tra ora legale e solare nella Ue.
E’ durata dunque lo spazio di un annuncio la minaccia di tagliare un’ora di luce in più d’estate, minaccia più sentitamente avvertita alle basse latitudini del sud Europa. La prima proposta di risoluzione adduceva motivi di salute (l’interruzione arbitraria dei ritmi circadiani), riportava studi scientifici scettici sui vantaggi dello spostamento orario, rilevava invece “effetti negativi sulla salute umana, l’agricoltura e la sicurezza della circolazione stradale”. Non va trascurata, per i paesi del Sud come l’Italia, la questione economica e cioè il risparmio energetico indotto dall’ora legale.
Secondo quanto rilevato da Terna – la società che gestisce la rete elettrica nazionale– grazie a quell’ora quotidiana di luce in più che ha portato a ritardare l’accensione delle lampade dal 26 marzo 2017 al 27 ottobre, l’anno scorso l’Iitalia ha risparmiato, complessivamente, 567 milioni di chilowattora (quanto il consumo medio annuo di elettricità di oltre 200mila famiglie), un valore corrispondente a minori emissioni di Co2 in atmosfera per 320mila tonnellate. (Laura Cavestri, Il Sole 24 Ore)
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