Ludogorets-Milan 0-3
Milano 16 Febbraio – In Champions la Juve pareggia in casa col Tottenham, in Europa League Atalanta, Lazio e Napoli perdono contro Borussia Dortmund, Steaua Bucarest e Lipsia. Il Milan è l’unica italiana vincente della settimana europea.
L’impegno del Diavolo era sulla carta il più semplice, ma i ragazzi di Gattuso sono bravi a capire in fretta che non bisogna sottovalutare questo avversario, infatti dopo un avvio incerto in cui per un quarto d’ora i bulgari sono più vivaci, il Milan si ambienta alla dimensione europea e comincia a controllare la gara, pur non giocando benissimo, ma in modo compatto, ordinato e cinico e, soprattutto, senza rischiare mai nulla a parte una conclusione da fuori che si stampa sull’incrocio.
Nei duplici confronti ad eliminazione diretta, quando si gioca in trasferta, è più importante farlo il gol piuttosto che non subirlo, ecco che allora il Milan alza il baricentro, pressa alto per schiacciare il Ludogorets e infila la porta bulgara col solito Cutrone e nel secondo tempo rifila la mazzata psicologica al Ludogorets col raddoppio su rigore del freddissimo Rodriguez, il terzo gol di Borini è il normale epilogo di una partita ormai in totale controllo.
Si era detto che Gattuso voleva chiudere il discorso qualificazione già all’andata, dire che c’è riuscito significherebbe sottovalutare la partita di ritorno e questo non deve accadere, però si può dire che gli ottavi sono nel mirino, la mira è stata presa bene e a San Siro sarà sufficiente premere il grilletto per centrarli.
Racconto e analisi tattica.
Solito 4-3-3 Gattusiano, il Ludogorets schiera uno spavaldissimo 4-2-3-1 con pochi uomini di copertura.
I bulgari partono forte cercando di mettere in difficoltà il Milan che fatica ad uscire in disimpegno per la troppa frenesia, la stessa frenesia che fa arrivare in avanti palloni poco gestibili e di conseguenza persi. Il Ludogorets ha attaccanti molto veloci ma Bonucci e Romagnoli erigono un muro e da lì non si passa, i due centrali sono bravi a sfruttare il senso della posizione e annullare così lo svantaggio sulla velocità rispetto agli attaccanti avversari.
Suso non è in gran giornata e la catena di destra fatica un po’, meglio Calhanoglu che oltre a recuperare numerosi palloni gioca con qualità in avanti, Biglia ha un po’ di libertà e dirige i tempi del giropalla che diventano buoni dalla metà del primo tempo in poi.
Dopo un avvio in cui fatica a trovare i tempi giusti, il Milan si alza e soffoca il Ludogorets, cominciano ad arrivare le prime occasioni e il gol a fine primo tempo del solito killer Cutrone che devia di testa quanto basta un tiro-cross di Calhanoglu.
Nel secondo tempo il Ludogorets pressa alto ma il Milan esce abbastanza facilmente, arriva il destro di Calhanoglu parato e la risposta dei bulgari con l’incrocio dei pali colpito da Dyakov.
Al minuto 62′ spinta di Moti in area su Cutrone e rigore per il Milan, sul dischetto va Ricardo Rodriguez entrato da due minuti e spiazza il portiere. 0-2 e partita in ghiaccio.
Entrano André Silva e Borini, il Milan gestisce il possesso palla senza problemi e nel recupero trova il terzo gol, Kessie crossa dalla destra, André Silva buca di tacco ma dietro di lui c’è Borini che scarica in rete. 0-3 e fine dei giochi.
Non chiamatelo traghettatore.
Appena arrivato, Gattuso disse: “Non mi sento un traghettatore, so quali sono le mie doti e cosa posso dare, sono qui per lavorare e non penso a queste cose”. In settimana invece ha detto: “Conferma per la prossima stagione? Mi sento ancora un traghettatore, bisogna lavorare e non penso a queste cose, spero però che il sogno di allenare il Milan duri il più possibile”.
Non è diventato pazzo, nemmeno smemorato e tanto meno usa frasi di circostanza, Gattuso è un uomo genuino e dice quello che sente anche se dovesse essere qualcosa di scomodo.
Quando arrivò usò quelle parole per far capire a tutti, soprattutto ai giocatori, che dovevano massacrarsi di lavoro per dimostrargli qualcosa, perché non era arrivato con la sola intenzione di chiudere la stagione e che lui si sarebbe massacrato di fatica e di impegno più di tutti. Oggi che tutti hanno sotto gli occhi il valore del lavoro svolto fin qui da lui e dalla squadra, dice di sentirsi un traghettatore perché sente di avere conquistato i giocatori e che tutti vorrebbero la sua riconferma, ma è consapevole che essa passerà per i risultati e la stagione è ancora lunga e dura. È ancora una volta un modo per spronare i suoi ragazzi a dare tutto. Lui probabilmente, per l’amore che ha per questa maglia, metterebbe dei soldi di tasca sua per allenare il Milan.
Alla faccia del traghettatore.
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845