Città in rivolta. I residenti esasperati: chiudere il Lambretta. E due tassisti picchiano un “collega” senza licenza
Milano 21 Febbraio – Via il centro a-sociale»: un lenzuolo bianco con una scritta nera che non lascia spazio ai dubbi. Per chi abita dalle parti di via Val Bogna, zona Calvairate, la misura ormai è colma. E non potrebbe essere altrimenti, visti i fine settimana da incubo e le notti in bianco che i residenti sono costretti a passare per colpa degli antagonisti del Lambretta. E passato un anno da quando i “bravi ragazzi” del centro sociale hanno sfondato in cancelli dell’ex sala bingo al civico 10, ma nessuno ha ancora mosso un dito per riportare la situazione alla normalità.
Così, ieri (lunedì, ndr) notte i cittadini sono scesi per strada e hanno legato lo striscione alla ringhiera del Lambretta per cercare di scuotere le istituzioni e spingerle a intervenire. Gente normale che ogni mattina si sveglia per andare al lavoro, ma anche giovani che hanno la stessa età dei militanti del Lambretta 11 quartiere chiede solo il rispetto delle regole, niente di più niente di meno.
In questi dodici mesi di convivenza forzata si sono susseguite feste della marijuana, serate ad alto tasso alcolico, graffiti sui muri, vomito e sporcizia sui marciapiedi. Con tanto di servizio bar e cucina «per pagare le spese legali dei compagni», ovviamente senza lo straccio di uno scontrino fiscale. Ma ora i residenti hanno deciso di dire basta, consci di aver già sopportato fin troppo: «Non ne possiamo più». Come dimenticarsi, infatti, l’evento di metà novembre per sponsorizzare la palestra del centro sociale. Quando via Val Bogna fu chiusa al traffico con delle transenne per almeno un’ora e spuntb una sorta di palo della cuccagna. Sul posto arrivb anche un’ambulanza, quasi fosse una manifestazione autorizzata. Mentre a fine gennaio, il candidato governatore del centrodestra, Attilio Fontana, era stato addirittura costretto a cambiare i suoi piani e rinunciare a incontrare i residenti davanti al centro sociale, a causa delle minacce lanciate sui social dagli antagonisti poi accorsi in massa a presidiare il territorio.
Per non farci mancare niente, poi, una delle anime del Lambretta – Pietro Bolzoni – è stato invitato nei giorni scorsi al liceo linguistico Manzoni per tenere un corso sulla guerriglia urbana. Per spiegare agli studenti «come comportarsi, da uno che di manifestazioni se ne intende».
E dire che il Municipio 4, dal punti di vista istituzionale, le ha provate tutte per chiedere lo sgombero del centro sociale. Prima con una delibera di giunta, poi con una mozione approvata da tutto il Consiglio di Zona, oltre a innumerevoli lettere scritte a prefetto e questore. Tutti sanno tutto.
«La situazione è monitorata. Sala, perb, dovrebbe prendere posizione e dire pubblicamente che il Lambretta va chiuso. Un appello del sindaco sarebbe molto importante, perché il Comune non pub lavarsene le mani rimandando la questione all’ordine pubblico. Siamo a un livello tale di prese in giro per le istituzioni assurdo», spiega il leghista Paolo Bassi, presidente del Municipio 4. D’accordo anche i consiglieri municipali Alessandro Verri (Lega) e Francesco Rocca (Fdi): «Un intero quartiere è ostaggio del degrado e dell’illegalità provocati da questi annoiati figli di papà. Parlo di una situazione che sta peggiorando sempre di più, ma il Comune preferisce fare orecchie da mercante mentre noi continueremo a tenere alta l’attenzione su questo problema affinché la giunta comunale prenda importanti provvedimenti».
Massimo Sanvito (Libero)
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