Renzi non si dimette, nemmeno quando si dimette

Attualità

E’ il grande sconfitto di queste elezioni. Di questo ciclo. Di questo decennio. Succede a chi vola troppo alto, con ali di cera. E lui di sicuro non aveva le ali di un jet. Al massimo di un pollo che si credeva aquila. Fatale, quindi, che finisse come è, in effetti, finita: sette punti sotto l’obiettivo minimo di successo, il 25%. E quindi, altrettanto fatale che finisse con le dimissioni. Solo che, nel momento più buio, nel punto più basso della sua carriera politica, Renzi tira fuori un coniglio dal cilindro. Oh, certo si dimette. Dopo la costituzione del governo. Qui dobbiamo capirci su un paio di fattori. Il primo lo hanno notato più o meno tutti i commentatori di cose politiche: il PD resta ostaggio di Renzi. Con una scadenza che potrebbe essere lontana anche qualche mese, visto come stanno messe le cose. Sempre che un nuovo veda mai la luce e non si rivoti tra sei mesi. In quel caso resterebbe il segretario per i prossimi millenni, salvo sanguinose lotte civili intestine. E tutti le lotte intestine finiscono in un solo modo, che qui non espliciteremo per evitare volgarità. Questa è la prima parte del problema. La seconda è ancora più avvincente.

Se questo governo dovesse nascere ci sarebbero solo due possibilità: avrebbe al centro il centrodestra oppure il movimento cinque stelle. Le probabilità che la Lega vada con i cinque stelle, al momento, non è sul tavolo. Dunque, qualsiasi dei sue poli ha bisogno del PD o di parti di esso per governare. Gli accordi, in questo caso li farebbe Renzi. Che potrebbe mettere al sicuro i suoi e poi andare in vacanza cinque anni. Sempre che il governo duri tanto. In ogni caso, con dei ministri, la possibilità di far saltare il tavolo e la stragrande maggioranza dei deputati, è difficile che qualcuno lo possa cacciare dal partito. Lui è giovane. Ha tempo davanti a sé. Se sopravvive riciccerà fuori. Ne è sicuro lui, ne siamo certi noi. Anche perché, dando la colpa a chiunque, salvo a se stesso, involontariamente è uno dei pochi ad aver azzeccato l’analisi del voto. Il 4 Marzo, scientemente, la classe media, ha deciso di uccidere questa nazione. Per mille ed una ragione, con un milione di motivazioni diverse, questo paese ha scelto l’anarchia. Di Maio non è un genio, Berlusconi non è un fallito e Renzi non è diverso da quello che nel 2014 prese il 40% dei voti. È il paese che è stanco di vivere. Ed ha deciso di correre verso il baratro. Con conseguente Troika, metodo Grecia e tutto il corollario che conosciamo bene.

In questo scenario non solo non ha senso fare harakiri, ma è fondamentalmente sbagliato. Basta aspettare. Dopo che il popolo avrà avuto quello che anela, l’Armageddon, ci vorrà qualcuno che possa ricostruire. Renzi attende quell’appuntamento con la Storia ma non ci arriverà regalando gli accordi ai suoi nemici interni. Va bene che va bene, ma è pur sempre l’arrivista che tutti conosciamo. Né più né meno.

1 thought on “Renzi non si dimette, nemmeno quando si dimette

  1. Ho avuto modo di ascoltare il commento che una cittadina di Firenze ha rilasciato ad un giornalista che la intervistava sul fallimento di renzi dichiarare che forse lo stesso avrebbe fatto meglio ad abbandonare la politica per iniziare a lavorare : lavorando potrebbe avere maggiori probabilità di successo, forse.
    Purtroppo è risaputo che lavorare stanca ed i guadagni sono certamente irrisori rispetto a chi si occupa di politica ai livelli del pupone in questione. Ne consegue che il ns eroe del giglio magico ci resterà attaccato ai così detti maroni per lunga pezza.
    Dove potrebbe andare infatti? Senza arte né parte anche per un parolaio come lui potrebbe essere difficile trovare la giusta collocazione.
    Forse venditore di pentole?

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