Milano 7 Marzo – Meno immigrati e più autonomia: questo è il messaggio, chiaro e forte, che si leva dagli elettori lombardi. Quasi venti punti percentuali separano Attilio Fontana da Giorgio Gori, il quadruplo del distacco tra Maroni e Ambrosoli nel 2013. II vantaggio resta incolmabile anche se al risultato ottenuto da Pd e dintorni si aggiunge il due e rotti per cento di Liberi e uguali. Nella prima regione d’Italia, motore dell’intero Paese, la sinistra è in ginocchio e i grillini non sfondano, fermi attorno al 18/20 per cento. Qualcosa vorrà pur dire. Fa eccezione Milano: benché siano ormai lontani i fasti del 45 per cento rastrellato da Renzi alle europee, qui i Dem si confermano il primo partito, soprattutto nel centro città, dove abitano i ricchi e alle politiche la Bonino furoreggia. Altro che premio al buon governo, come si è affrettato a dichiarare Beppe Sala: è piuttosto la dimostrazione che la borghesia ambrosiana, vittima dei propri snobismi ideologici e della lobby radical, non capisce più che cosa accade fuori dalla cinta daziaria. Nel perimetro del centrodestra, si è ridisegnata la mappa del consenso: la Lega doppia Forza Italia, i cattolici quasi scompaiono e Fratelli d’Italia, dal due scarso che aveva, si attesta attorno al quattro per cento. I moderati, per la prima volta, hanno preferito Salvini a Berlusconi, che è apparso meno convincente sui temi caldi: la pressione fiscale, la legge Fomero e, soprattutto, l’immigrazione selvaggia. I lombardi non ne possono più di farsi spennare per ottenere indietro pochi spiccioli da uno Stato bulimico che tassa e spende, di moschee sotto casa non ne vogliono sapere, ne hanno fin sopra i capelli delle risorse africane catapultate dai prefetti anche nei piccoli comuni, eccetera. E dire che Fontana era un outsider, ripescato all’ultimo dopo l’improvviso ritiro di Maroni. I varesini lo ricordano come un ottimo sindaco, nelle altre province hanno subito imparato ad apprezzare il suo sorriso aperto e i suoi modi franchi. Dal 2000 al 2006 presidente del consiglio regionale, guiderà ora la giunta, con il non piccolo vantaggio di conoscere la macchina amministrativa.
Renato Besana (Libero)
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