Cani e gatti fanno «evadere» anche gli ergastolani.

Zampe di velluto

Nei penitenziari americani sono una terapia contro l’isolamento. E a qualcuno ha cambiato la vita.

Oggi quasi tutti sanno che cos’è la pet therapy, l’aumento del benessere umano attraverso l’utilizzo degli animali. Solo poche decine d’anni sostenere che l’ingresso di un cane o un gatto nel reparto di pediatria di un ospedale potesse comportare dei benefici per i bambini, avrebbe dato luogo alla chiamata di un paio di robusti infermieri muniti di camicia di forza. Se si dovesse pensare a una data certa in cui collocare l’inizio della pet therapy credo che chiunque sarebbe in enormi difficoltà. Probabilmente questa forma di «cura» inizia subito dopo l’incontro dell’uomo con il cane e il loro straordinario sodalizio. Senza sprofondare nel vortice del tempo, un esempio di sollievo dalla solitudine e dalla depressione, attraverso la frequentazione con gli animali ci viene dall’ambiente carcerario. Gli ergastolani, gli imprigionati per lunghi anni in carceri dove non veniva concesso il contatto con altre persone , trovavano nei pochi animaletti che frequentavano la cella un diversivo e talvolta una ragione di vita. In uno dei tanti capolavori di Stephen King, mirabilmente trasposto sullo schermo da Frank Darabont (Il miglio verde) il detenuto Eduard«Del» Delacroix si affeziona a un topolino che ha chiamato Mr. Jingles di cui si preoccupa più che della sua stessa vita che sta per concludersi sulla sedia elettrica.

Franco Anselmi
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Un altro film che ha preso lo spunto da una storia vera è L’uomo di Alcatraz del 1962, interpretato da Burt Lancaster e basato sullo scritto di un giornalista che incontrò «l’uccellino di Alcatraz» solo nel 1959, dopo 50 anni dallo svolgimento dei veri fatti che coinvolsero Robert Stroud. Lancaster e il regista, impegnati entrambi sul versante sociale, ne fecero una pellicola agiografica completamente diversa dalla realtà. Robert Stroud fu arrestato nel 1909 per avere sparato su un uomo disarmato a terra, durante una rapina. L’uomo era probabilmente uno psicopatico e non diede segno di alcun rimorso per quell’ omicidio. Condannato a 12 anni sull’isola di Mc Neil, Stroud ha presto pugnalato un prigioniero ed è stato trasferito nel penitenziario di Leavenworth . Dopo poco tempo fece pugnalare, davanti a 1100 prigionieri, un ufficiale della prigione, reo di avere annullato un incontro con il fratello. A questo punto Stroud fu condannato a morte, ma il presidente Woodrow Wilson commutò la sua pena alla «vita in solitudine» a Leavenworth. Nel 1920 uno strano evento cambia la vita di Stroud. L’ergastolano trova un nido di passeri nel cortile e lo solleva. Da qui un amore intenso per gli uccelli, soprattutto canarini, assecondato da un direttore di carcere generoso. Stroud arrivò ad avere oltre 300 uccelli e due piccole celle comunicanti, una per lui e una per i volatili. Nel 1933, senza sapere nulla di virus e batteri, pubblica un libro sulla cura degli uccelli che vende numerose copie. Diviene una celebrità, ma, pur non commettendo più reati maggiore, viene pescato a fare alcol in cella e spedito alla Roccia (Alcatraz), senza i suoi uccelli.Nel 1959 Stroud viene trasferito nella prigione medica di Springfield (Illinois) dove muore il 21 novembre del 1963, il giorno prima dell’omicidio di JFK. Al di fuori delle versioni edulcorate e immaginarie Stroud è stato un omicida psicopatico ma la vicinanza e lo studio dei suoi canarini ne ha forse mitigato la follia criminale fino a sposarsi in prigione. Pet therapy o no, sicuramente i suoi canarini lo hanno aiutato nella sua lunga (e giusta) detenzione.
OSCAR GRAZIOLI ( Il Giornale)

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