Milano 15 Marzo – La politica monetaria della Bce rimarrà «paziente, persistente e prudente» perché sebbene la ripresa dell’economia si sia sviluppata in modo superiore alle attese, è ancora troppo presto per dichiarare vittoria per quanto riguarda l’inflazione. Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi intervenendo a una conferenza a Francoforte. «Nel corso dell’ultimo anno – ha detto – la Bce ha progressivamente ricalibrato il suo programma di acquisto di attività. Abbiamo di conseguenza adattato la nostra politica monetaria alla diversa intonazione delle ripresa, cosa che io ho definito in passato come “accompagnare la ripresa”. Durante questo periodo, l’economia si è sviluppata in maniera persino più solida di quanto non ci aspettassimo e la fiducia nell’eurozona è aumentata. Ma non è perché la crescita reale è forte che possiamo dichiarare che il nostro compito è finito».
Cambiamenti a «ritmo moderato»
I cambiamenti alla politica monetaria della Bce rimarranno «prevedibili» – ha aggiunto Draghi – «e procederanno a un ritmo moderato che è il più appropriato perché la convergenza dell’inflazione si possa consolidare, tenendo in considerazione la continua incertezza circa l’entità dell’output gap» e della velocità della risposta degli stipendi a tale gap. «Abbiamo dimostrato nel passato – ha aggiunto Draghi – che la nostra forwardguidance è credibile. È stato così sia per la nostra guidance sui tassi e sulla nostra reactionfunction, in particolare quando abbiamo indicato quali erano i fattori contingenti che avrebbero giustificato il lancio di un programma di acquisto di asset in risposta a un periodo troppo lungo di bassa inflazione». «Al momento – ha concluso Draghi – vediamo l’inflazione convergere verso il nostro obiettivo nel medio termine e siamo più fiduciosi che in passato che questa convergenza si realizzerà. Ma dobbiamo ancora vedere ulteriori prove che queste dinamiche inflattive si stanno muovendo nella giusta direzione. Per questo la nostra politica monetaria rimarrà paziente, persistente e prudente».
Rischi da tassi e protezionismo Usa
L’evoluzione dei tassi di cambio e le misure protezionistiche varate dal governo Usa «potrebbero rappresentare dei rischi per le prospettive dell’inflazione» nell’Eurozona. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, in un convegno a Francoforte, spiegando, in particolare, che «gli effetti immediati delle nuove misure sull’Eurozona saranno probabilmente modesti ma potenzialmente quelli
successivi potrebbero avere conseguenze più serie se dovessero aumentare le tensioni commerciali» a livello globale. Draghi era già intervenuto in maniera critica sulla linea del presidente americano, evidenziando le «conseguenze» dell’involuzione protezionistica Usa sull’economia globale. (Il Sole 24 ore)
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