Milano 21 Marzo – Sicurezza e periferie: è il binomio che ancor più dopo il risultato delle elezioni Beppe Sala ha messo in cima alla sua agenda. Non a caso un segnale il sindaco l’ha voluto dare proprio all’indomani del voto, con quel giro serale sui mezzi pubblici (prima la «famigerata» 90, poi in metrò) per tastare con mano la situazione. E convincersi che qualcosa su questo fronte andasse fatto. Perché se è vero che i dati fotografano una situazione non così drammatica, su alcune linee e in alcune fermate i cittadini non si sentono comunque al sicuro. E non sembra casuale neanche il fatto che la prima uscita pubblica del nuovo titolare della Sicurezza, la vicesindaco Anna Scavuzzo, serva a lanciare il nuovo piano che vedrà i vigili schierati sui mezzi pubblici, a supporto della security di Atm. «L’obiettivo è di essere ancora più incisivi — spiega — per far sentire in modo chiaro la presenza della polizia locale e il controllo, in particolare nelle tratte che portano in periferia».
Si parte dalle stazioni (con relativi parcheggi d’interscambio) e dalle linee di superficie «più tristemente note»: Famagosta e Lambrate sulla M2, Bisceglie e Cadorna sulla rossa, oltre ai bus della 90-91 e della 56. A presidiarle — da ieri per tre giorni la settimana e negli orari di maggiore afflusso (13-19) — sono squadre miste formate da addetti alla sicurezza di Atm, controllori e vigili, alcuni anche in borghese. All’interno della collaborazione è prevista anche la supervisione da parte dei ghisa delle immagini fornite dalle cinquemila telecamere di Atm. Ma il servizio è pronto a espandersi già nelle prossime settimane per coprire anche le stazioni sotterranee di Loreto, Duomo, Stazione Centrale, Garibaldi e Porta Genova, oltre alle linee 40, 57, 3, 15, 95 e 98. I «portoghesi» non saranno la priorità: ma rassicurare i passeggeri, prevenire e contrastare aggressioni, piccoli reati, vandalismo, degrado, abusivismo commerciale, accattonaggio molesto.
Le prove generali risalgono a dicembre. Alla stazione Loreto, nei cinque giorni tra il 18 e il 22, i dati hanno registrato 220 treni controllati, 72 persone allontanate, un sequestro penale e uno amministrativo. Va poi aggiunto il lavoro quotidiano del nucleo trasporto pubblico dei vigili, che «solo a febbraio ha controllato 288 stazioni del metrò, 708 convogli, 280 tra bus e tram e 776 fermate», ricorda il comandante Marco Ciacci. Gli interventi sono stati d’ogni tipo: 258 per la prevenzione di furti e borseggi, addirittura 1.666 contro atti vandalici e 1.400 per parcometri danneggiati e contro i parcheggiatori abusivi, 233 antiabusivismo commerciale, 257 di repressione dell’accattonaggio molesto, e poi 62 risposte a reclami in orari notturni e 124 interventi in aiuto al personale Atm. «La collaborazione non è mai venuta meno — conferma la vicesindaco Scavuzzo — ora si è deciso di potenziarla, adottando una strategia comune per intervenire in modo più efficace. È un’azione che rientra nella stretta sulla sicurezza voluta dal sindaco».
Se spesso la percezione del viaggiatore è su alcune tratte poco positiva, i dati dell’azienda dicono altro. Le aggressioni al personale nel 2017 si sono dimezzate rispetto a quattro anni fa (75 contro 154, -51 per cento). Stesso trend per gli imbrattamenti: 150 nel 2014, l’anno scorso 75. Calano più lentamente gli atti vandalici: da 543 a 463, per un -15 per cento. Atm può contare su 150 agenti della security, una rete capillare di videosorveglianza formata da cinquemila occhi elettronici, potenziata da 3.800 «teleallarmi» e quattromila sensori a difesa di metrò e depositi.
Il nuovo piano non convince però Riccardo De Corato (FdI) che rivendica la paternità del progetto. «Io istituii le pattuglie miste, un’idea che il centrosinistra copia male e in ritardo», critica il vicesindaco «sceriffo» delle ultime giunte di centrodestra: «Di sera le linee Atm continueranno a rimanere zona franca, è una presa in giro».
Pierpaolo Lio (Corriere)
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