Milano 23 Marzo – C’è qualcosa, in questi giorni, che fa imprecare più del solito l’automobilista milanese alle prese con le voragini stradali quotidiane comparse a causa dei ritardi nella manutenzione del fondo stradale.
Nel tratto compreso tra piazza principessa Clotilde e Porta Venezia, infatti, a tutte le ore lavorano alacremente decine di operai per completare la nuova pista ciclabile che si collegherà con la corsia per le due ruote già scarsamente utilizzata lungo i Bastioni: lo sciagurato tratto esistente, costruito anni fa, è in salita e si trova proprio di fianco ai giardini pubblici, sicché la maggior parte delle biciclette per forza di cose sceglie di passare dal parco. Fatto sta che la pista ciclabile si allunga, restringendo peraltro lo spazio per le auto (ma questo è un altro discorso).
Qui ci interessa sottolineare lo splendido contrasto che vive chi attraversa in macchina questa zona semicentrale di Milano. Ai lati della carreggiata, c’è una colata di asfalto perfetto che attende soltanto di essere solcato dai ciclisti, categoria privilegiata dall’amministrazione: sull’asfalto e sul pavè dedicato alle macchine, invece, l’automobilista è costretto a uno slalom infernale tra masselli tremebondi, crateri e binari del tram circondati da avvallamenti e sconnessioni. Un contrasto micidiale, che rappresenta bene le priorità di chi governa la città: prima le piste ciclabili, poi – sempre che i milanesi le segnalino all’amministrazione – i rattoppi tardivi.
Paradosso: se gli operai al lavoro per le biciclette si spostassero di tre metri verso il centro della carreggiata, risolveremmo in tempi brevissimi il problema delle buche (almeno in quel tratto di strada). Ai poveri automobilisti, non resta che rimanere in coda, circumnavigare le buche a passo d’uomo e osservare alzando gli occhi al cielo la lastra perfetta di cemento che viene posata nello spazio dedicato alle due ruote.
Per sistemare l’asfalto colabrodo tanto si può aspettare. Prima bisogna completare la ciclabile fighetta.
Massimo Costa (Libero)
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