Milano 31 Marzo – Il grande equilibrismo diplomatico del Foro Italico è riuscito nell’impresa di non scontentare (per ora) nessuno. Soprattutto quel Cio che, dopo il voltafaccia di Roma 2020, guardava all’Italia con una naturale e giustificata diffidenza. ll lavoro di Malagò e della sua squadra è servito a ricucire lo strappo con il mondo olimpico e ad offrire a Bach quasi una ciambella di salvataggio per il futuro dei Giochi invernali in caduta libera. Dopo tre Olimpiadi consecutive ad Oriente (Corea 2018, Giappone 2020 e Cina 2022) i notabili di Losanna avevano voglia e necessità di rimettere al centro l’Europa. Varata Parigi 2024, bisognava piazzare anche i cinque cerchi della neve nel Vecchio continente e l’occasione italiana sembra fatta apposta.
Il Coni, nel tentativo di farsi perdonare lo scivolone romano e quasi in contrapposizione alla giunta Raggi, aveva subito vagheggiato una candidatura immediata di Milano per i Giochi estivi del ’28, salvo poi arrendersi di fronte alla imperdonabile pochezza dell’impiantistica milanese, più vicina al terzo mondo dello sport che alle esigenze olimpiche. Così si è ripiegato sul più abbordabile Congresso del Cio 2019, approfittando della positiva esperienza di Expo, che ha lasciato in dote al capoluogo lombardo almeno una ricettività di livello. E poi si è cominciato a ragionare su un’altra Olimpiade, quella invernale, decisamente meno impegnativa per le ambizioni di Malagò e del sindaco Sala, potendo tra l’altro sfruttare la vicinanza con Torino per recuperare una parte dell’impiantistica dei Giochi del 2006.
Così è nata questa candidatura, ancora embrionale, in cui il Coni sembra mettere sul tavolo del Cio entrambe le città, sfilandosi dalla responsabilità della scelta finale affidata a Bach e soci. Ben sapendo che la preferenza di Losanna propenderà molto più verso il Duomo che verso la Mole per tutta una serie di considerazioni, a partire dalla guida grillina della città piemontese, ma anche dal maggiore appeal per una sede inedita dei Giochi come la globalizzata Milano. L’esperienza traumatica del no alle Olimpiadi romane, con una candidatura saltata per aria in avanzato corso d’opera, non è ancora stata completamente metabolizzata dai signori dei cinque cerchi. E nemmeno il cambio di rotta di Grillo e della Appendino ha rassicurato Bach&C. La scelta di Milano invece riguarderebbe una città di grande prestigio internazionale, la capitale della moda, del design, della lirica, eppure mai toccata dai Giochi nella loro storia. Il congresso olimpico del 2019 potrà servire da biglietto da visita, con una sola avvertenza: speriamo che nessun membro del Cio chieda di visitare qualche impianto sportivo della città, perché sarebbe davvero difficile renderli presentabili.
Elia Pagnoni (Il Giornale)
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