Di Maio a pezzi, il Centrodestra unito. Ed ora?

Attualità

Come le previsioni meteo, le considerazioni di questo articolo hanno validità 24 ore. Chiunque, infatti, pensi in questo quadro di poter prevedere cosa succederà la settimana prossima si illude. Tutto cambia costantemente, attorno a due punti, ancora irrisolti: chi guiderà la coalizione di Governo? E chi ci sarà all’interno? La prima domanda è anche la più importante: ironicamente è anche quella su cui Di Maio ha puntato tutto e che potrebbe essere anche la sua fine politica. In principio, nel Movimento dei ragazzi straordinari, era il “noi non ci alleiamo”. Poi sono cresciuti e volevano fare il governo con chi ci stava. Ma era imprescindibile la leadership di Di Maio. Solo che questo escludeva un’alleanza col centrodestra, che un leader ce l’ha. E la rendeva solo possibile col PD. Che però avrebbe dovuto escludere i Renziani. Fino a ieri. Ieri è arrivata la deroga: dentro pure Renzi. Questo per reagire alla rinnovata compattezza del centro destra che toglie ogni dubbio su chi avrà l’incarico, ovvero Salvini. Ora Giggino o Bibbitaro, quindi, guarda di nuovo a sinistra. Del Pd ha detto molto. Citiamo Mattia Feltri su La Stampa di ieri per avere una compilation delle sue uscite in merito:

Di Maio 1: «Il Movimento è nato in reazione al Pd, al loro modo di fare politica. E oggi offre uno stile nuovo».
Di Maio 2: «Il Pd ha un’idea perversa del concetto di democrazia».
Di Maio 3: «Il Pd è un partito di miserabili che vogliono soltanto la poltrona».
Di Maio 4: «Il Pd si fa pagare da Mafia Capitale».
Di Maio 5: «Il Pd profana la democrazia».
Di Maio 6. «Nel Pd hanno una questione morale grande come tutto il Pd».
Di Maio 7. «Nel Pd sono ladri di democrazia».
Di Maio 8: «Il Pd è il simbolo del voto di scambio e del malaffare».
Di Maio 9: «Nel Pd ci sono gli assassini politici della mia terra, sono criminali politici».
Di Maio 10: «Il Pd fa politiche che favoriscono i mafiosi».
Di Maio 11: «Il Pd è da mandare via a calci».
Di Maio 12: «Il Pd ha i mesi contati, mandiamoli a casa».
Di Maio 13: «Il Pd è il partito dei privilegi, della corruzione e delle ruberie. A casa».
Di Maio 14: «Il Pd sta con le banche, manda sul lastrico i risparmiatori».
Di Maio 15: «Il Pd è responsabile di questo schifo».
Di Maio 16: «Il Pd è il male dell’Italia».
Di Maio 17: «Le misure economiche del Pd sono infami».
Di Maio 18: «Siamo noi l’unica alternativa al Pd».
Di Maio 19: «L’unica cosa che possiamo fare è invitare i cittadini a liberare l’Italia dal Pd».
Di Maio 20: «Non ci fidiamo del Pd».
Di Maio 21: «Parlare con il Pd è un suicidio».
Di Maio 22: «Escludo categoricamente qualsiasi alleanza col Pd».

Di Maio 23: «Il nostro primo interlocutore è il Pd con l’attuale segretario e con le persone che in questi anni hanno lavorato bene».

Ecco, quindi, che dalla leadership dipende anche la coalizione. Di Maio può scegliere la coerenza o la premiership. Non può averle entrambe. E se scegliesse la seconda diventerebbe la caricatura di se stesso, un bersaglio mobile da cannoneggiare ogni istante. Se sceglie la seconda la legislatura inizierà ed il movimento finirà. Quindi? Quindi vedremo. Domani, domani è un altro giorno.

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