Sono usciti ieri i dati preliminari della ricerca, a cadenza quinquennale, svolta dagli studenti della Bocconi e di altre università in collaborazione con la fondazione Rodolfo Debenedetti. Ed i risultati sono, come dire?, vagamente inquietanti. Un paio di osservazioni sulla metodologia. Primo: è utilizzata a livello internazionale, quindi di certo è valida. Ed è utilizzata costantemente, quindi i dati sono comparabili. Detto questo, a me un paio di dubbi permangono: i dati sono presi tutti in una sola notte, nel periodo più freddo dell’anno. Ed ok. E sono soprattutto osservazionali. Di notte. Al freddo. Con squadre che hanno solo quelle ore per fare tutto. Comunque ci fidiamo. Però quando mi si dice che sono stati contati anche coloro che dormono nella macchina, purché “con evidenti segni di abitazione due dubbi a me rimangono. Ma sorvoliamo. Io credo che ci siano tre grandi dati che dovrebbero colpire: intanto uno che manca, quanti sono gli stranieri che dormono in strada? Non è dato saperlo. Sappiamo quanti sono rispetto agli intervistati, che è un dato, mi perdonino i giovani e volonterosi ricercatori, assolutamente irrilevante. Chi HANNO DECISO di intervistare è abbastanza irrilevante, sul totale. Tanto è vero che nel 2013 avevano anche dato il totale di quelli incontrati, senza necessità che rispondessero alle domande. Quest’anno no. Perché? Politicamente scorretto riconoscerli a vista? Speriamo che nei dati definitivi si sciolga l’ambiguità.
Anche perché, stranamente, nelle interviste la percentuale di stranieri in strada è IDENTICA a quella nei dormitori. I casi della vita, eh? In ogni caso ci sono altri due numeri rilevanti: il numero di senzatetto in strada è aumentato ed il 10% dei posti letto è libera. Se avessimo dei dati un po’ più precisi sul rapporto tra Italiani e stranieri fuori dalle strutture di accoglienza sapremmo con più precisione se le dichiarazioni di discriminazione contro i concittadini sono o meno vere. Ma al momento possiamo solo osservare una fuga dai centri di accoglienza, anche a fronte di morti. E nonostante la rimozione di alcuni divieti come, ad esempio, quello di portare cani con sé.
In ultimo un dato comparazionale, senza alcuna pretesa di analisi: lo 0,2% della popolazione di Milano non ha un tetto sulla tesa. La percentuale è comparabile a quello di altre grandi città Europee. Ma è quasi il doppio di Roma. Rispetto alla capitale, però, abbiamo molti più posti letto. Non sarà, ve la buttò là, che ci sia un nesso causale tra le due cose, ovvero tra i posti letto disponibili e la quantità di senza tetto che risiedono? Io non lo so, ma mi piacerebbe che chi si occupa di queste cose mi potesse rispondere.

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,