Milano 16 Aprile – Breve spiegazione: un’operazione congiunta circoscritta a tre obiettivi militari, con l’utilizzo di circa cento missili e senza nessuna risposta da parte di chi ha subito l’attacco, non è una guerra. Americani, francesi e britannici l’hanno ripetuto più volte: l’intervento è “one shot”, tutto in una volta, tanto che è stato preparato nei minimi dettagli e Mosca ne era perfettamente al corrente (la contraerea russa non ha sparato un colpo). Basta guardare l’intensità delle guerre vere dove si sono impegnati gli occidentali negli ultimi trent’anni (Bosnia, Kosovo, Libia, per non parlare dell’Iraq).
Nessuno tra Parigi, Londra e Washington aveva la volontà politica di entrare in un conflitto vero: Parigi e Londra non ne avrebbero la capacità nemmeno se lo volessero: i francesi sono fin troppo impegnati in Mali con 4000 uomini sul terreno e non hanno letteralmente munizioni a sufficienza; dopo la guerra in Iraq, che è stato un bagno di sangue economico, oltre che umano, i britannici sono tagliati fuori per almeno una generazione.
La guerra c’è già, va avanti da sette anni, l’ha vinta Assad. Gli occidentali volevano soltanto non banalizzare l’utilizzo delle armi chimiche, perché sarebbe un incubo (costringerebbe tutti a cambiare regole di ingaggio, ripensare i bilanci della Difesa e cose del genere).
Francesco Maselli
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845