Milano 20 Aprile – Inutile girare il dito nella piaga di un governo che non vuol partire, che continua ad avvitarsi su aperture che poi si chiudono, su pregiudizi pretestuosi, sulla retorica vuota di chi dice per nascondere altre mire, altre ambizioni. E gli italiani da quarantacinque giorni stanno con il naso in su a farsi imbambolare da un Di Maio che tira solo l’acqua al suo mulino, che già si atteggia a premier investito da se stesso, strattonato da un Toninelli che vorrebbe come partner il PD. Ma talmente borioso e sicuro di essere l’ago indispensabile della bilancia da sputare su Berlusconi e i suoi elettori, ma gradendo il beaugeste dei voti. Ma si sa i voti come i soldi non puzzano.
L’altro forno desiderato dai Grillini è il PD con cui, checchè se ne dica, il dialogo è aperto. Il no a Berlusconi è motivato da osservazioni inamovibili: ha governato per vent’anni e rappresenta il vecchio e non il cambiamento. Ma il PD con le sue ideologie antistoriche e i vari governi Prodi e D’Alema rappresenta l’innovazione? Secondo i 5 stelle si possono trovare punti programmatici comuni e del cambiamento. Ma il progetto politico della Lega non è lo stesso di Forza Italia e Fratelli d’Italia? E allora perché Berlusconi non può sedere al tavolo? La melina di Di Maio e gli amici grillini dà solo la misura di un gruppo dirigente senza cultura politica, supponente. Semplicemente dei parvenus.
Dei parvenus che raccontano la loro favola di vincitori che non hanno vinto, di centralità che non hanno, di coerenza che non sanno dove stia di casa.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano