Milano 24 Aprile – Milano festeggia San Giorgio e lo fa mangiando un tipico dolce lombardo, il “pan meino” o “pan de mej” che dir si voglia (per i bambini “pammeino”), intinto nella pànera (panna liquida). Il suo nome deriva dalla parola miglio, ingrediente molto usato in antichità e che, mischiato ad altre farine, serviva per produrre il pane. Con il tempo, il normale pane di miglio si trasformò in un delicato dolce zuccherato che, secondo la tradizione, veniva preparato il giorno di San Giorgio (23 aprile per il calendario ambrosiano), data antica in cui si stipulavano i contratti per la fornitura di latte tra mandriani e lattai.
In quel periodo i mandriani salivano agli alpeggi: le mandrie erano dette “bergamine”, perché la transumanza avveniva nelle valli bergamasche. La via Bergamini di Milano, nei pressi della Statale, quella dei caffè e delle copisterie per intenderci, prende il nome dalle antiche baracche di legno dove stazionavano le vacche che fornivano il latte fresco agli ammalati dell’Ospedale Maggiore (la Cà Granda, oggi sede centrale dell’Università degli Studi di Milano). Queste stalle furono rimosse dopo le Cinque Giornate del 1848, poichè il loro legno era servito per fabbricare le barricate di Milano. Nel giorno di San Giorgio si solennizzava quindi l’antico patto, ossia il rinnovo dei contratti tra mandriani e lattai: si diffuse così l’usanza di consumare il pan de mej. I lattai, per l’occasione, regalavano ai propri clienti la panna liquida per accompagnare questo delizioso dolce, abitudine che continuò a persistere nel tempo. In quel giorno di aprile gli ombrelli del sambuco erano spesso in piena fioritura: da qui l’uso di aromatizzare il “pan de mej” con la panigada, la spezia tipicamente meneghina ottenuta con i fiori del sambuco essiccati.
La storia del ‘pan de mej’ si intreccia però si intreccia anche ad una leggenda che vede come protagonista S. Giorgio. Questi, secondo un’antica leggenda, fu un cavaliere martire celebre nella religione cristiana per aver ucciso un drago e salvato una fanciulla. Ben due sono le leggende che radicano il pane dei poveri all’ultima decade di aprile. La prima affonda le sue radici nella Milano medievale, racconta della ribellione contro i soprusi del brigante Vione Squilletti. Uomo feroce e spietato che, seguito dal suo manipolo di fedeli, terrorizzava il rione oggi corrispondente alla zona sud del capoluogo lombardo. Stufi dei soprusi e delle continue vessazioni, gli abitanti si rivolsero a Luchino Visconti, signore di Milano, per ottenere giustizia. Il 23 aprile del 1339andò dunque in scena lo scontro tra gli armigeri di Visconti e i briganti conclusosi con la capitolazione di Vione. Al termine della battaglia, finalmente liberi, i milanesi scesero in strada per festeggiare offrendo ai soldati viscontei la panera (la crema del latte raccolta per affioramento) e pan de mej. Proprio sul luogo di questa battaglia, comparve in seguito un’effige su un muro in cui veniva mostrata l’immagine di S.Giorgio alle prese con il drago e l’intestazione “Qui morì Vione”. Da quest’episodio il quartiere prese il nome di Morivione e rimase per molti anni – almeno sino al secondo dopoguerra – il luogo nel quale i milanesi celebravano la ricorrenza del santo, mangiando il pan meino accompagnato da latte o panna liquida. (Il Giorno)
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