Milano 27 Aprile – Semmai dovessimo spiegare all’ipotetico Marziano a Milano, versione meneghina della celebre opera letteraria di Ennio Flaiano, il senso (e il buonsenso intrinseco dell’opera) della «vasca di laminazione di Senago», ci affideremmo ad un disegno raffigurante una città sommersa dall’acqua. Semplice quanto intuitivo. Perché l’opera di ingegneria idraulica in questione è destinata a contenere le esondazioni del fiume Seveso, capaci di mandare in tilt la città, già fragile di suo. In teoria il buonsenso (e il senso stesso dell’intervento) dovrebbero spingere verso il completamento dell’opera, non nella creazione di dighe e sbarramenti, bloccando la corrente. Eppure, quella della «vasca di laminazione» di Senago, è una vicenda complicata. Non solo per la netta opposizione della cittadinanza e delle forze politiche che amministrano il comune a nord di Milano, battaglia combattuta a suon di ricorsi al Tribunale superiore delle acque (tutti respinti), ma anche e soprattutto per l’andamento delle opere che dovrebbero arrivare a destinazione nel 2019. Sempre che l’ultima invasione di campo della politica non complichi ulteriormente le cose. Con la solita logica di «un pugno di voti» da conquistare con una «pesca a strascico», il Movimento 5 stelle ha deciso di indire una petizione popolare per tentare di bloccare i lavori. E pur di rendere efferverscente la protesta, come sempre priva di una vera proposta alternativa, un gruppo di cittadini ha chiesto e ottenuto l’intervento della portavoce dei pentastellati al Parlamento europeo, Eleonora Evi, che ha portato il caso a Strasburgo. «La petizione rimarrà aperta e la presidente della commissione invierà a Regione Lombardia e Comune di Milano, i principali finanziatori del progetto, una lettera per esprimere la sua forte preoccupazione rispetto alla costruzione delle vasche di laminazione, nel tentativo di fermare questo scempio del territorio». Capito? «Scempio del territorio». La sicurezza di Milano e dei milanesi, possono attendere, l’importante è bloccare i lavori poi si vedrà. Ecco, quando la politica non sa valutare, sceglie di non scegliere. Cavalcando l’onda, anche quella delle acque che esondano
Enrico Paoli (Libero)
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