Diabesità : dal rapporto annuale di IBDO Foundation la mappa dell’Italia

Scienza e Salute

Milano 30 Aprile – Il 19 maggio in Europa si celebrerà l’European Obesity Day per sensibilizzare riguardo una piaga sociale in costante aumento.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la diffusione del diabete di tipo 2 è quasi raddoppiata negli ultimi trent’anni come la mortalità legata alla malattia o alle complicazioni. Le previsioni dicono che, entro il 2030, rappresenterà in Europa la quarta causa di morte, contribuendo alla mortalità della popolazione più di quanto non facciano collettivamente Aids, malaria e tubercolosi. In Italia, secondo i dati Istat del 2016, sono oltre 3 milioni e 200 mila le persone che dichiarano di avere il diabete, passando negli ultimi trent’anni dal 2,9 al 5,6 per cento della popolazione. Questo aumento è dovuto all’invecchiamento della popolazione, all’aumento della sopravvivenza dei malati di diabete e all’anticipazione dell’età in cui si diagnostica la malattia.Rispetto al 2000, la percentuale di uomini 55-64enni con diagnosi di diabete è passata da 6,8 per cento a 8,8 per cento, mentre tra i 75-79enni dal 14,9 per cento al 20,4 per cento. Invece, per le donne fino ai 79 anni le differenze sono meno rilevanti, acuendosi solo tra le ultraottantenni, con un picco di 21,9 per cento nel 2016 a fronte del 14,9 per cento nel 2000.

L’obesità è uno dei fattori di rischio per il diabete, motivo per cui si parla di lotta alla “diabesità”. Si stima che il 44 per cento dei casi di diabete tipo 2 siano attribuibili all’obesità/sovrappeso; tra i 45-64enni la percentuale di persone obese che soffrono di diabete è al 28,9 per cento per gli uomini e al 32,8 per cento per le donne, portando a un totale di circa 2 milioni di “diabesi”. Questo dato è preoccupante se si considera che il rischio complessivo di morte prematura raddoppia ogni 5 punti di crescita dell’indice di massa corporea: una persona con diabete e sovrappeso ha un rischio raddoppiato di morire entro 10 anni, rispetto a una persona con diabete di peso normale e una persona con diabete e obesa addirittura un rischio quadruplicato.

“Possiamo considerare diabete e obesità come una pandemia, con conseguenze per gli individui in termini di riduzione sia dell’aspettativa che della qualità di vita, e notevoli ricadute economiche. Si tratta di un’emergenza sanitaria che necessita di un’attenzione specifica da parte dei decisori politici, affinché considerino nella sua gravità questo fenomeno”, spiega Renato Lauro, Presidente Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation. “Siamo convinti che la raccolta e la condivisione di informazioni, alla base del confronto e dei processi decisionali, possano contribuire a ridurre il peso clinico, sociale ed economico che queste malattie rappresentano. Per questo motivo IBDO Foundation pubblica annualmente un report in grado di offrire una fotografia non parziale della situazione del diabete e dell’obesità a livello mondiale, nazionale e regionale” aggiunge Lauro, in occasione della presentazione dell’undicesima edizione dell’Italian Diabetes & Obesity Barometer Report da parte di IBDO Foundation e Università di Roma “Tor Vergata”, con il patrocinio di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), Istituto superiore di Sanità ed HealthCity Institute. L’edizione di quest’anno ha l’obiettivo di evidenziare l’impatto che queste condizioni hanno a livello delle singole regioni italiane.

“Nello specifico, parlando di caratterizzazione regionale del diabete, valori più elevati della media Italia si evidenziano in Calabria, Basilicata, Sicilia, Campania, Puglia, Abruzzo, ma anche in alcune regioni del Centro come il Lazio; quelli più bassi nelle province autonome di Trento e Bolzano e Liguria. Anche per la mortalità la geografia resta simile, con una maggiore penalizzazione del Mezzogiorno, soprattutto in Campania, Calabria e Sicilia. Nelle regioni del Mezzogiorno si riscontrano anche livelli più elevati di obesità. Un’attenzione particolare merita l’obesità infantile che presenta marcate differenze territoriali a svantaggio delle regioni del Sud, dove un minore su tre è in eccesso di peso: le percentuali più elevate in Campania (36,1 per cento), Molise (31,9 per cento), Puglia (31,4 per cento), Basilicata (30,3 per cento) e Calabria (30 per cento) a fronte del valore minimo osservato nelle province autonome di Trento e Bolzano (15,4 per cento)”, dice Roberta Crialesi, Dirigente Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia, Istat.

“Il quadro nazionale ci fornisce una fotografia estremamente eterogenea a livello delle varie regioni italiane, evidenziando la differenza di prevalenza tra nord, centro e sud del nostro Paese”, dice Domenico Cucinotta, Coordinatore Italian Barometer Diabetes Report e Direttore del dipartimento di medicina clinica e sperimentale dell’Università di Messina. “Un’analisi che abbiamo ritenuto di sviluppare in maniera puntale in ogni singola regione, per consentire ai decisori istituzionali e a chi si occupa di governance sanitaria a livello regionale e nazionale di avere dati di riferimento con i quali confrontarsi nella ricerca di soluzioni in grado di ridurre questa evidente eterogeneità presente in Italia” conclude.

Oltre alla differenza di diffusione del diabete tra Nord e Sud Italia, si riscontra un divario anche tra zone rurali e centri urbani: “In Italia il 36 per cento della popolazione del Paese, di cui circa 1,2 milioni con diabete, risiede nelle 14 Città Metropolitane”, dice Andrea Lenzi, Coordinatore di Health City Institute e Presidente del Comitato per la biosicurezza e le biotecnologie della Presidenza del consiglio dei ministri, che aggiungel’urban diabetes è un problema emergente di sanità pubblica. Nel mondo, oggi due terzi delle persone affette da diabete vivono nelle grandi città. Infatti, secondo i dati dell’International Diabetes Federation (IDF), sono 246 milioni (65 per cento) coloro che hanno ricevuto una diagnosi di diabete di tipo 2 e abitano nei centri urbani, rispetto ai 136 milioni delle aree rurali. I cambiamenti demografici in corso, che includono l’urbanizzazione, il peggioramento degli stili di vita, l’invecchiamento della popolazione e l’isolamento sociale si riflettono in una crescita costante della prevalenza di diabete. Questi fattori influenzano anche la maggior diffusione di obesità che, oltre che dell’aumentato rischio di diabete, è causa di malattie cardiovascolari e di alcune forme di tumore e compromette gravemente la qualità di vita. Per far fronte a questo problema di rilevanza clinica, sociale, economica e politico-sanitaria il 19 maggio in Europa si celebrerà l’European Obesity Day per sensibilizzare riguardo una piaga sociale in costante e preoccupante aumento non solo nei Paesi occidentali ma anche in quelli a basso-medio reddito”.

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