Milano 30 Aprile – Milano ha un Sindaco, 12 assessori, 29 consiglieri di maggioranza. Ma nessuno di loro ieri ha trovato il tempo per portare un saluto alla festa per i 70 anni della indipendenza di Israele alla Umanitaria, nonostante gli insulti alle associazioni degli ex internati nei campi di concentramento nazisti e ai sostenitori della Brigata Ebraica sentiti in questa città solo pochi giorni prima, mentre sfilavano per ricordare il 25 aprile.
Una festa organizzata tra gli altri da quel Davide Romano che da assessore alla cultura della comunità ebraica milanese minacciò di non partecipare alle celebrazioni del giorno della memoria dopo le grida antisemite a Piazza San Babila del 9 dicembre scorso.
E che ora dirige il Museo che ricorda proprio la Brigata Ebraica insultata il 25 aprile.
In queste situazioni prima del 19 maggio del 2015 gli ebrei italiani sapevano di poter contare sulla vicinanza di Marco Pannella, che anche quando quasi tutto il mondo politico italiano era rapito dal fascino neanche tanto discreto dei palestinesi si definiva provocatoriamente “agente dei servizi segreti israeliani” per significare la sua piena organicità alla causa sionista.
E’ quindi particolarmente doloroso vedere che la eccezione alla regola di cui sopra è stata il Presidente del Municipio 1, Fabio Arrigoni e non l’assessore sedicente radicale (ma non iscritto al Partito Radicale) Lorenzo Lipparini.
La bandiera del Partito Radicale, dove è raffigurato il Mahatma Gandi, non è stata creata come abito da indossare solo nelle grandi occasioni, magari per sfilare il 25 aprile.
Magari anche se non si è iscritti al partito e non si è mosso un dito per salvare il partito di Pannella lo scorso anno quando senza 3000 iscritti avrebbe chiuso i battenti nonostante si sia segretari di una associazione il cui statuto recita all’articolo 3 “L’Associazione, che non ha scopi di lucro, si propone di promuovere, coordinare e sostenere le iniziative di Radicali Italiani, del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito e delle associazioni che lo costituiscono.”
Ovviamente ogni riferimento a Barbara Bonvicini, segretaria della Associazione Enzo Tortora – Radicali Milano, associazione da cui proviene Lipparini, è puramente voluto.
La storia di Pannella è una continuo incitamento all’azione pro Israele e non al silenzio che lascia solo Israele.
Dopo il silenzio di ieri, è allora tempo che l’equivoco dell’assessore sedicente radicale agli open data passi dalla cronaca alla storia.
Lipparini si dimetta o sia dimesso da un centrosinistra che questa prova ha dato di sé ieri.
E per il futuro queste prove continuino pure a dare, ma non in nome di Pannella che altri metodi e altri obiettivi ha avuto per decenni, fino al suo ultimo respiro.
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