Iva: corsa contro il tempo per bloccare l’aumento

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Finora per congelare i rincari si è ricorso alle una tantum per 68 miliardi di euro

Milano 6 Maggio – Potrebbe essere il primo punto di un ipotetico governo di programma. E una delle principali preoccupazioni del Quirinale e, del resto, il congelamento degli scatti Iva del 2019 e del 2020 e la prima priorità di ogni partito, probabilmente l’unica cosa che li mette daccordo. Ma che appare ogni giorno più difficile, visto che tutti hanno la loro ricetta per arrivarci.

Fin qui il rinvio degli aumenti Iva che ci pendono sulla testa dal 2ou, è costato al bilancio 68,9 miliardi di euro di misure “una tantum”. Ora ne servono altri 3o per congelare gli scatti del 2019 e del 2020 (12,5 e 19,1 miliardi). Ma se finora la sterilizzazione è risultata facile, perché è stata coperta lasciando aumentare il deficit, oggi servono soldi veri. E il costo politico è molto maggiore, il che spaventa non poco i vincitori della tornata elettorale.

Secondo le regole Ue, Malia non potrebbe più contare da quest’anno sulla flessibilità. Non potrebbe dunque finanziare nuove spese o tagli alle imposte in disavanzo. E questo restringe drasticamente gli strumenti disponibili, tra i quali non restano che tagli di spesa o improbabili nuove imposte.

Sia la Lega che il M5S, tuttavia, sono convinti che qualche margine con la Ue esista ancora. Al “serbatoio” delle coperture del M5S contribuisce anche un maggior deficit di io15 miliardi l’anno. Matteo Salvini, segretario della Lega, tornando oggi a chiedere un governo che abbia proprio come primo obiettivo lo stop dell’Iva, non lo esclude. «Si può fare senza aumentare le tasse di un euro – ha detto – e senza sforare i parametri», che ci vedono oggi lontani dal 3% di deficit. Ma pur sempre sotto vigilanza.

Nessuno vuole evitare un aumento delle imposte alzandone altre, e di fatto non restano che i tagli. Forza Italia, con Renato Brunetta, sollecita una maxi revisione della spesa pubblica, che per 4o miliardi di euro transita fuori dai canali degli acquisti centralizzati della Consip. Per Forza Italia bisognerebbe riprendere privatizzazioni e dismissioni immobiliari, per avere almeno 5 miliardi l’anno.

Anche Di Maio, Salvini e il Pd confidano sulla revisione della spesa. Per i 5 Stelle è possibile un risparmio di 30 miliardi l’anno, di cui uno dai costi della politica. Il partito di Grillo, il centro destra e il Pd, con più prudenza, continuano a tenere nel mirino le famose “tax expenditures”, cioè detrazioni e deduzioni fiscali, che sono giunte a costare 313 miliardi l’anno. Da quando si parla di tagli e razionalizzazioni sono costantemente aumentate. Metterci le mani è stata un’impresa impossibile. Nei prossimi giorni si voteranno le Risoluzioni al Def e ognuno proverà a indicare la sua strada per evitare gli aumenti ad un governo che dovrà avere pienezza di poteri, ma di cui, ora, non c’è neanche la prospettiva. E così i famigerati aumenti Iva, che nessuno vuole, diventano ogni gorno più minacciosi. Secondo Confcommercio gli italiani lo hanno capito. Consumano meno e continuano a risparmiare per fronteggiare gli imprevisti.

Mario Sensini (Corriere)

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