Milano 15 Maggio – Prende il via il Ramadan, il mese sacro di preghiera e digiuno per l’islam.
Nel Milanese parte in decine di sedi associative usate come luoghi di preghiera «informali». E nel resto della regione, in un clima di polemiche acceso anche dall’imminente voto amministrativo. A Brescia e Sondrio, per esempio, le polemiche sono all’ordine del giorno.
La Lombardia è la regione in cui risiedono più stranieri di fede musulmana: sono 360mila secondo gli ultimi dati dell’Ismu, pari a oltre un quarto del totale dei fedeli islamici presenti in Italia. E la Lombardia è anche la Regione che si è dotata di una legge ad hoc per regolare l’apertura di luoghi di culto. Una legge sostanzialmente confermata dalla Consulta e già utilizzata dalla ex assessore regionale Viviana Beccalossi per un censimento: una mappatura cui hanno risposto 707 sindaci, evidenziando almeno 65 situazioni critiche, meritevoli di approfondimenti o interventi, secondo la Regione. In tutta la Lombardia, complice il clima politico, le polemiche serpeggiano. La candidata del centrodestra a Brescia, Paola Vilardi, chiede la chiusura delle moschee abusive – compresa quella a suo dire frequentata dal padre di Sana Cheema, la giovane italo-pakistana che è stata uccisa nel suo Paese. Ma anche a Sondrio l’assessore leghista Massimo Sertori tuona: «Via subito la moschea camuffata da palestra». E a Sesto San Giovanni, il Comune fa segnare un altro punto – decisivo, secondo l’assessore Antonio Lamiranda – nel braccio di ferro contro il centro islamico che in via Luini voleva costruire la moschea più grande del Nord Italia. E ancora, il sindaco di Gallarate (altro leghista noto fra l’altro per aver comprato ai richiedenti asilo un biglietto per Milano) ha scritto ironico: «L’anno scorso l’amministrazione comunale cardanese si è dimostrata entusiasta di accogliere gli islamici e gli islamici sono stati contenti di andare a Cardano: si continui pure così».
Nella provincia di Milano, per l’Ismu, sono 115mila gli stranieri di religione islamica, pari all’8,1% del totale nazionale. Dai leader delle comunità islamiche continua ad arrivare la richiesta di luoghi di culto ufficiali.
Nel Milanese, intanto, si contano almeno venti luoghi di preghiera. Questo ii calcolo arrivato anche sul tavolo della Prefettura pochi giorni fa. E le moschee in qualche modo «ufficiali» sono pochissime. Le altre, il Comune capoluogo le considera «informali», e quando ha ritirato il bando per avere due luoghi di culto islamici in città, lo ha fatto col pretesto dei «paletti» introdotti dalla legge regionale «anti-moschee». In realtà le vere ragioni di quello stop si devono rintracciare nella selva di ricorsi e contro-ricorsi subito avviati fra le associazioni islamiche, così come nelle forti perplessità che anche nel centrosinistra serpeggiavano sul via libera alle moschee milanesi, che sarebbero finiti in mani tutt’altro che prestigiose e trasparenti a parere di molti, nel centrodestra ma non solo. Intanto, grazie al lavoro sul piano delle attrezzature religiose (variante al Pgt), altre novità si annunciano come imminenti.
Alberto Giannoni (Il Giornale)
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