La follia una madre, la decadenza di uno Stato

Attualità

Repubblica racconta così i fatti avvenuti ieri in una scuola Milanese:

E’ entrata nella scuola del figlio con una scusa, sostenendo di avere appuntamento con un’insegnante. In realtà si è diretta nella classe del figlio, dove ha aggredito la maestra davanti agli scolari. Schiaffi, spintoni, insulti, urla. Protagonista una signora di 40 anni, subito fermata e allontanata dai commessi scolastici.
All’origine del tutto, secondo quanto sostiene la donna, le percosse che l’insegnante, una supplente, avrebbe a suo figlio di 8 anni. “Lo ha stretto per un braccio e lo ha graffiato”, ha dichiarato la donna al Giorno. Diversa la versione dei fatti fornita dai dirigenti dell’istituto, una scuola elementare nell’hinterland milanese: il bambino, talmente “vivace” da essere seguito dai servizi sociali, si stava azzuffando con un compagno di classe e l’insegnante sarebbe intervenuta soltanto per dividere i due. Il piccolo l’avrebbe addirittura morsa e presa a calci, e nella concitazione si sarebbe graffiato al braccio.

Questo è un atto diverso da molti altri avvenuti precedentemente e da molti che lo seguiranno. Certo, in comune c’è l’aggressione, la sfiducia nell’istituzione scolastica e l’ingiustificabile violenza. Ma qui c’è anche qualcosa di più profondo. La madre, prima di picchiare l’insegnante è andata dai Carabinieri a sporgere denuncia. E solo dopo ha deciso di recarsi a scuola. Cosa si è rotto tra il corretto corso della vicenda (conosco i fatti e mi rivolgo all’autorità costituita) e quello delirante che ha preso in seguito? Non è una domanda peregrina, perché se del rapporto malato tra genitori e scuola se ne è parlato abbondantemente, di quello che si sta incrinando con le forze dell’ordine non ne abbiamo tenuto in considerazione a sufficienza. La madre, in questo caso, ha deciso di non essere abbastanza tutelata e si è fatta giustizia da sola. È grave che sia avvenuto dopo aver considerato razionalmente l’alternativa. Siamo abituati a pensare a questi casi come raptus, categoria inventata e che non attiene alla psicologia, ma che tanto bene spiega alcuni avvenimenti. Tra quelli, manca però questo.

Questo è un genere diverso, la scelta disperata dell’abuso, considerato più accettabile della via legale alla risoluzione del conflitto. La signora, come molti oggi, preferisce consapevolmente l’abisso alla realtà. Ed è l’ennesimo, triste, piccolo, e finora, ma ancora per poco isolato, sintomo della malattia che sta uccidendo l’Occidente. Il nichilismo più estremo. Condanniamo questa signora, dunque, ma prendiamo atto che la sua pena la patiremo, presto o tardi, tutti noi.

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