Il fatato mondo delle lucciole

Zampe di velluto
Ieri sera i numerosi visitatori delle lucciole alla Cavetta di Cusago

Durante le notti calde e umide della primavera inoltrata e d’inizio estate, tanti piccoli bagliori illuminano i boschi e i campi. Non si tratta di stelle cadute dal cielo, e neppure del tocco magico di una fatata creatura da fiaba; sono piccoli coleotteri notturni appartenenti alla famiglia dei Lampiridi, le lucciole. L’energia chimica da esse convertita in energia luminosa, ha la resa più alta che si conosca. Nella luce prodotta artificialmente dall’uomo, la maggior parte dell’energia viene dispersa sottoforma di calore, mentre la fredda luce prodotta dalle lucciole ha una resa pari a circa il 92-98%. Esistono circa 2000 specie di lucciole, ma in Italia ne sono presenti solo una ventina.  Questi insetti sono talmente popolari che ad essi si ispira il proverbio “prendere lucciole per lanterne” per indicare che si scambia una cosa per un’altra. 

La produzione di energia luminosa da parte di organismi viventi attraverso una reazione chimica è definita bioluminescenza e a produrla non sono solo le lucciole. Il fenomeno è legato soprattutto agli organismi marini, ma include anche alcuni batteri e funghi. Purtroppo l’affascinante e misteriosa lucciola sta scomparendo a causa dei pesticidi, della cementificazione e dell’inquinamento luminoso, senza che nulla si stia facendo in loro favore. Eppure le lucciole sono ottime alleate degli agricoltori, giacché si nutrono di lumache e altri insetti dannosi per le colture. Oltre che per la romantica luce che sanno produrre e per l’aiuto che forniscono tenendo lontane le lumache dall’insalata degli orti, la presenza delle lucciole dovrebbe rallegrare anche perché sono indice di buona salute ambientale. Dove si accendono le lucciole, è infatti certo che l’ambiente è sano, privo di veleni e pesticidi. Benché nelle città le lucciole siano praticamente scomparse, vi è una zona nella provincia di Milano in cui esse prosperano: la Cavetta di Cusago. Qui ogni anno nel mese di maggio si organizza una lucciolata per la gioia di adulti e bambini. Il primo appuntamento con le lucciole si è avuto sabato 19 quando alle ore 20 una lunga fila composta da oltre un centinaio di persone è partita dalla piazza centrale del paese diretta alla Cavetta dove ha atteso pazientemente il calare delle tenebre  con un buon bicchiere di sangria in mano e qualche stuzzichino. Poi la folla si è come fluidificata sui prati e tra gli arbusti della Cavetta per spiare gli attimi di intimità delle fatate lucciole. Il tipico bagliore prodotto dalle lucciole, prodotto in un apposito organo collocato sotto la trasparente estremità addominale, è infatti finalizzato a trovare un compagno adatto all’accoppiamento contrastando il buio della notte. La femmina può emettere luce intermittente per oltre due ore, mentre il maschio solo per brevi istanti. Tuttavia i maschi mostrano iperattività nel movimento: hanno ali ben sviluppate e volano in continuazione. Per nulla spaventate dalla presenza dell’uomo, le lucciole possono incrociare il suo cammino per poi deviare senza collidere con esso. Le femmine, prive di ali, possono solo arrampicarsi sugli steli da dove rispondono lanciando il loro intermittente richiamo luminoso sperando di attirare qualche maschio. Non si sa in che modo questi insetti riescano ad accendere e spegnere la propria luce come se fossero forniti di un interruttore.

I maschi muoiono poco dopo l’accoppiamento, mentre le femmine sopravvivono ancora un paio di giorni, giusto il tempo di deporre 70-100 uova in piccole buche nel terreno. Qui in autunno nasceranno le larve, ghiotte di vermi e lumache. Prima di nutrirsi della sua vittima, la larva di lucciola la stordisce iniettando una specie di veleno. Questo agisce infine come sciogliendo la vittima e permettendo alla lucciola di mangiarla senza masticare. In pratica, prima la paralizza e poi la predigerisce sciogliendola in una pappetta facile da risucchiare. La lucciola rimarrà nello stato di larva per un periodo di due anni e sarà l’incubo di tutte le lumache e gli altri organismi di cui si nutre. Come per altre specie, la bioluminescenza non è utilizzata solo ai fini riproduttivi: è utile quale camuffamento, per spaventare un predatore, o quale esca per attrarre una preda. Infatti anche le uova di lucciola emettono luminescenza, cosa che dimostra come il fenomeno è utilizzato anche come sistema difesa. La natura ha voluto aiutare così sia le uova sia le larve lanciando un chiaro segnale al possibile predatore mettendolo in guardia dallo sgradevole sapore. Infatti le lucciole non sono molto appetibili per i predatori. Molte lucciole producono sostanze che somigliano al veleno dei rospi e i predatori hanno imparato a loro spese che è meglio evitare di nutrirsene. Mentre le larve sono fameliche, le lucciole adulte si nutrono molto poco o non si nutrono affatto; pensano quasi esclusivamente alla riproduzione combattendo contro lampioni e altre forme di illuminazioni che le confondono. L’inquinamento luminoso, infatti, ostacola o addirittura impedisce l’incontro con il partner.

Benché le lucciole ispirino tenerezza e incantino, alcune specie sono spietate. Ad esempio le lucciole femmina del genere Photuris sono soprannominate “Femme Fatales” perché lampeggiano imitando le femmine del genere Carolinus in modo da attirare i loro maschi.  Questi ultimi, ingannati dalle perfide femmine loro cugine, pensano di andare incontro a un piacevole accoppiamento, invece s’incamminano verso la morte. Le femmine Photuris, infatti, li adescano con lo scopo di nutrirsene, essendo alla ricerca di sostanze nutrienti in vista della deposizione delle loro uova.Benché la bioluminescenza sia spiegata scientificamente, rimane un fenomeno affascinante che lascia a bocca aperta. Se vi siete persi l‘appuntamento con le lucciole lo scorso sabato, niente paura: il nuovo appuntamento è per il giorno 26 maggio. Basta contattare la Banca del Tempo di Cusago e prenotare la visita alla Cavetta.

http://www.associazionenazionalebdt.it/placemarks/lombardia-banca-del-tempo-di-cusago/

Michela Pugliese

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