Milano 25 Maggio – Il piano vero e proprio sarà pronto entro l’estate, ma le prime coordinate ci sono già. Dentro al «patto per la sicurezza» per Milano, che vedrà attorno allo stesso tavolo Comune, Regione, Prefettura e forze dell’ordine, ci sarebbero più risorse economiche e un incremento dei servizi interforze straordinari, realizzati con l’impiego anche dei reparti speciali, soprattutto nelle zone di periferia, dove ci sono più problemi di sicurezza e illegalità. Perché se è vero che i dati dicono che i reati da inizio anno sono in diminuzione (del 12% a Milano e del 14% nella città metropolitana rispetto allo stesso periodo del 2017, nell’azione di prevenzione e di contrasto le forze di polizia hanno effettuato 9.187 servizi, con 1.733 persone denunciate e 473 persone arrestate), e pur vero che ci sono zone specifiche dove servono più controlli, più presenza degli uomini in divisa. E stavolta non si tratta solo di «pettinare» Milano, visto che l’idea «forte» emersa dal vertice in Prefettura è quella di replicare il patto per la sicurezza anche nelle altre province lombarde. «E’ necessario potenziare l’attività di vigilanza e controllo del territorio, con servizi interforze», afferma il governatore Attilio Fontana, presente per la prima volta a una riunione del Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica, «bisogna giungere a un modello anche nel campo della sicurezza da esportare in tutte le altre città della nostra regione». Per farlo, però, servono i fondi. E a metterli sarà proprio il Pirellone, diventando un attore protagonista di questo «Patto» e non semplice invitato. Il «dettaglio» assume un valore particolare, visto che i dati sulla sicurezza dicono una cosa e la percezione dei cittadini un’altra, come ha sottolineato il sindaco Sala. «Vedere che ci sono reati in diminuzione ma poi la percezione dei cittadini è diversa, mi fa dire che questa cosa non va accettata come se fosse così per definizione», sostiene il primo cittadino, «la politica ha il preciso dovere di lavorare affinché non si viva di percezioni». Per questa occorre «non fomentare una percezione sbagliata lavorando insieme sui problemi che ci sono», ha chiosato Sala. Tanto che il mantra di questo patto a tre sarà «unità d’intenti». Il prefetto Luciana Lamorgese, da parte sua, ha rimarcato il fatto che il piano prevede risorse e finanziamenti per progetti specifici per garantire una maggiore sicurezza sul territorio, con «un’implementazione delle attività di controllo su Milano, da parte delle forze di polizia, con una maggiore visibilità, con attività quotidiane». E questo soprattutto in zone come quella della stazione Centrale, dove le forze dell’ordine hanno effettuato ben 25 servizi mirati dall’inizio dell’anno, vicino al boschetto della droga di Rogoredo, in quartieri difficili per le occupazioni abusive come via Bolla, dove i residenti regolari chiedono da tempo interventi, «ma gli sgomberi non si annunciano, si preparano», dice il sindaco. Dunque potrebbe servire un altro piano ad hoc contro gli abusivi. Per questo motivo la Prefettura, che ha incontri periodici con i comitati dei cittadini, vuole sottoscrivere con le amministrazioni un protocollo per il controllo di vicinato, con cui verranno disciplinate le azioni che i residenti potranno svolgere in qualità di «osservatori», ma sempre segnalando alle forze dell’ordine e alla polizia locale, presenti al tavolo, le situazioni di potenziale pericolo. Nel frattempo Comune e Regione cercheranno di trovare edifici di loro proprietà da utilizzare come soluzioni temporanee di alloggio durante gli sgomberi, quando questi coinvolgano anche minori o soggetti deboli.
Enrico Paoli (Libero)
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