Milano 27 Maggio – I fondatori dell’Europa attuale erano molto antieuropeisti. Sostenevano l’idea di una Germania divisa e debolissima, che Morgenthau voleva anche deindustrializzata per sempre. Costringevano la Francia con il senso di colpa del collaborazionismo a mollare la presa sulle sue terre irredente. Ammettevano tranquillamente che gli inglesi non fossero membri del loro club ma ne stessero al di sopra, poiché l’Uk era l’unica potenza europea vittoriosa, alleata delle potenze extraeuropee, o per lo meno quasi non europee.
I fondatori non erano figure centrali della potenza europea, ma figure periferiche, di frontiera, assai poco convinte delle realtà nazionali, un italiano austriacante, un belga, un tedesco francofilo. La loro idea era, come ovvio, rimettere in piedi un’Europa disastrata, debole ed umiliata, cancellarne il senso di colpa del colonialismo, del revanscimo, del’idea di potenza che dopo Lepanto era stata cosa europea, e che dopo il conflitto diventava quasi extraeuropea. I fondatori dovevano risolvere il problema centrale dei popoli europei che, senza la forza militare esterna, non avevano dimostrato vera opposizione, se non moderato consenso, al totalitarismo che aveva unito il continente.
Infatti gli eredi dei fondatori manifestarono contrarietà alla riunificazione tedesca. Erano convinti che il quadro dell’unione europea funzionasse come un’antieuropa che ne castrasse sul nascere velleità do dominio interno e successivamente esterno. L’entrata dell’Uk aveva mischiato vincitori e sconfitti, dando a tutti un’aura di maggiore forza diplomatica e militare. L’inevitabile crescita della trazione tedesca doveva scrollarsi di dosso questo regalo non richiesto. Allargamento orientale, marchizzazione dell’economia tedesca, saldo di una noce carolingia hanno trasformato l’Unione nel contrario di quella dei fondatori.
La nuova Europa è istericamente pacifista, perché lo è la Germania, un tempo istericamente bellicista. Qualunque essa sia, a passo misurato, cammina fuori dal tracciato pensato dai vincitori, trovando in un altro effettivo sconfitto della guerra, la Cina, l’alleato strategico. Nel percorso di ristrutturazione europea, gli effetti più gravi vengono dall’Europa centrale, ma i sintomi e le anticipazioni con gran rumore e poco danno vengono storicamente dall’Europa meridionale. Questa soffre di più nel cambio di pelle del continente e può essere motivo d’intervento per i vincitori quasi extraeuropei, entrambi coinvolti, prima che l’Europa cambi troppo.
Facile dire che gli antieuropei di oggi siano contro l’Unione; sono contro il club senza supervisione. Se i fondatori guardavano per ovvi motivi oltre atlantico, gli antieuropei di oggi mirano oltre atlantico ed insieme oltre vistola. Più che antieuropei sono antitedeschi, esattamente come i fondatori .

Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.