Milano 29 Maggio – La notizia di questi giorni è che i cittadini milanesi, nonostante quello che hanno pagato in questi anni a titolo di oneri di urbanizzazione, vedranno sostituiti la maggior parte dei parcheggi a raso con alberi. Ma, stiano pure tranquilli, in modo progressivo e non (troppo) immediato, giusto da avere il tempo di sbarazzarsi della propria automobile e prepararsi a una vita bucolica nel centro cittadino.
Così, probabilmente, si potrebbe sintetizzare la proposta, inevitabilmente accolta con entusiasmo dal Sindaco Sala e dall’immarcescibile assessore Maran, uno che nelle peggiori occasioni non manca mai di deliziare i cittadini con il suo pensiero, dell’archistar ed ex assessore del Comune di Milano Stefano Boeri a proposito di una fantomatica “forestazione urbana”, tragicomico ossimoro che sintetizza meglio di qualsiasi discorso il cortocircuito in cui ormai è caduta la sinistra petalosa, modaiola, parolaia e autoreferenziale.
Al di là dell’effluvio incontrollato di sguaiata ilarità che l’espressione “forestazione urbana”, inevitabilmente appartenente al genere della peggior sociologia sessantottarda con la quale la sinistra più ideologica costruisce la propria realtà parallela, dovrebbe suscitare in ogni persona di buon senso che non si faccia turlupinare da formule suadenti e ampollose, c’è da preoccuparsi seriamente.
Per la verità, le prove generali di questa ennesima assurdità sono già in corso da molto tempo e pure sotto gli occhi distratti dei cittadini i quali, a causa alla loro scarsa sensibilità al progresso urbano e all’ossessione meta ecologica, non se ne sono mai resi conto: da anni in piazzale Loreto, in quelle aiuole che ora l’amministrazione vorrebbe riqualificare eliminando, ça va sans dire, parte delle corsie automobilistiche per salvaguardare i pedoni (importante snodo della circonvallazione esterna, piazzale Loreto è un notoriamente un ambito luogo di socializzazione e aggregazione, non si capisce perché il Pd milanese non organizzi lì la Festa dell’Unità anziché calpestare i prati dei Giardini Pubblici Indro Montanelli) cresce un’impenetrabile boscaglia di arbusti, cespugli ed erbacce. Altro che forestazione urbana, a Milano da tempo c’è già la jungla.
I più, ingiustificatamente privi di fiducia nelle infinite risorse delle amministrazioni di sinistra e, forse, un po’ nostalgici della Giunta Moratti che non si riempiva la bocca di chiacchiere ecologiche, ma il verde lo curava davvero (nelle aiuole che oggi esibiscono tristemente erba spelacchiata e arbusti selvatici c’erano i fiori) pur non avendo sposato l’agenda del progressismo mondiale, pensavano si trattasse di banale incuria.
Invece, ecco, dopo sette anni di amministrazioni rosse, finalmente l’illuminazione: erano le prove generali di forestazione urbana. Mancava solo un tassello: l’eliminazione dei parcheggi.
Adesso la giunta Sala, tra un pic nic per gli immigrati (chi non rischierebbe la vita attraversando il mare su un pericoloso barcone per venire a fare un pic nic con Majorino?) sui prati del Parco Sempione (come è lontano il 2009, quando una ruota panoramica temporanea, poi mai installata, da montare solo appoggiata al terreno asfaltato vicino all’Arena Civica fu definita “ecomostro” dalla sinistra che oggi governa) e una pittoresca piazzata antifascista con una settantina di anni di ritardo, corregge il tiro e rincara la dose: come riferisce un noto quotidiano milanese con sede in via Solferino e mai particolarmente severo con la destra bene e comunista di Milano, per l’assessore Maran basta “riorganizzare” gli spazi di parcheggio (che il Sindaco dice espressamente di voler continuare a ridurre) per “consentire alcuni interventi” di piantumazione.
Ora, premesso che quando questa sinistra petalosa parla di “rimodulazioni” e “riorganizzazioni” i cittadini hanno imparato a, è proprio il caso di dirlo, proprie spese (il tutto si traduce sempre in aumento di costi e burocrazia, a fronte di riduzioni drastiche dei servizi per qualità e quantità) che la situazione sta per diventare inquietante, nel caso specifico ancora una volta la giunta rossa mostra di perseguire politiche ideologiche che possono soddisfare soltanto le elites benestanti da aperitivo che, beate loro, possono perseguire ubbie come quella di trasferire la campagna in città a scapito delle esigenze di mobilità di tutti quei cittadini per i quali il lavoro è un’esigenza irrinunciabile e faticano sempre più a resistere al continuo aumento dei costi imposto non solo dalla crisi economica, ma anche da politiche modaiole e attraenti, ma scellerate e “sostenibili” solo nei sogni di qualche assessore che non deve aver mai eccessivamente lavorato in vita sua.
I costi e la burocrazia (si pensi al cervellotico regolamento sulla privacy entrato in vigore da pochi giorni) per piccole imprese e professionisti sono in quotidiano ed esponenziale aumento, la necessità per tanti di spostarsi rapidamente per gestire il maggior numero di incombenti (chi installa un condizionatore nuovo in una boutique non può certo farlo via internet o trasportare in bici l’apparecchio) e clienti nel più breve tempo possibile, sempre più spesso lavorando a tariffe in convenzione che neanche comprendono i rimborsi delle spese vive, è vitale per la sopravvivenza oggi più di quanto non lo sia mai stato in passato: ma, in questo drammatico quadro, il primo pensiero del Sindaco e dei suoi assessori, che non sono neppure capaci di curare l’erba nelle aiuole esistenti, è di eliminare i parcheggi per portare avanti un ridicolo progetto di forestazione urbana.
Che il verde piaccia a tutti e sia importante è scontato, ma dovrebbe esserlo altrettanto che in una città si accettino dei compromessi: invece, preso atto di come ragiona l’amministrazione, che in tutto questo dopo aver più volte ridotto (pardon, “rimodulato”) le corse di mezzi pubblici (per numero e frequenza) si appresta anche ad alzarne (pardon bis, rimodularne) nuovamente il costo portando il biglietto a due euro, si potrebbe in assoluta e incontestabile coerenza sostenere che, poiché il cemento non è gradevole, progressivamente si debba eliminare almeno la metà degli immobili meneghini, abbattendoli, per poi piantumare il territorio rimasto libero.
Provocazione? Sicuramente, ma neanche così strampalata, visto che a Milano, dove già il verde non manca, pensare, per piantarne di nuovo (astrattamente benvenuto, sia chiaro), di eliminare i parcheggi a raso, dopo che le ultime due amministrazioni hanno affossato anche la realizzazione di quasi tutti quelli sotterranei, vuol dire voler creare al posto della città un gigantesco residence utilizzabile soltanto dai cittadini molto benestanti che possono permetterselo, per cui anche la riduzione degli immobili esistenti sarebbe coerente. Del resto, chi necessita di usare l’auto, anche se Sala, Maran e Granelli fingono di non capirlo, continuerà a doverlo fare nonostante i sempre più insostenibili ostacoli, perché non può farne a meno (diversamente, non si comprende perché i tecnici del Comune che curano la manutenzione di BikeMi girino in furgone anziché a piedi o in bicicletta). Finché non sarà fallito. A quel punto, non lavorando, non avrà quasi più bisogno dell’auto. Ma chi non lavora non può certo permettersi neppure di mantenere una casa in una città come Milano. Quindi, l’idea di abbattere una buona metà degli immobili esistenti sarebbe logica conseguenza: dalla forestazione urbana, alla “deforestazione” immobiliare passando per quella lavorativa.
A quel punto, l’ultimo passaggio sarebbe quello di spostare fuori dai confini comunali le mense della Caritas: mica si può far vedere ai benestanti che godranno della città giardino artificialmente creata che esistono anche i poveri. Di questi ultimi è bene parlare incessantemente, ma rigorosamente a distanza, meglio se davanti ad un aperitivo. A quello, quando si ha poco da fare, si può andare anche in bici.
Milanese di nascita (nel 1979) e praticante la milanesità, avvocato in orario di ufficio, appassionato di storia, Milano (e tutto quel che la riguarda), politica, pipe, birra artigianale e Inter in ogni momento della giornata.
Mi improvviso scribacchino su Milano Post perché mi consente di dar sfogo alla passione per Milano e a quella per la politica insieme.
Vi prego fermateli. Fate seria opposizione e portateci in piazza.
Carissimi,
l’ultimo sindaco che ha fatto un piano per realizzare posti auto é stato Albertini.
La giunta attuale vorrà mandare tutti in bicicletta?
Questo sarebbe consono al cambiamento di tenore di vita dei Milanesi, ma non auspicabile.
Ben detto e ben scritto :condivido ! Giovanni P Pirola – quartiere Feltre