La Milano sicura di Sala: razziata casa sua in Brera

Milano

La Milano sicura di Giuseppe Sala si materializza nei ladri entrati in casa sua. Una beffa niente male per Beppe: gli hanno rubato un rolex d’epoca, alcuni gioielli, insomma la classica razzia di ladruncoli estivi. Un veloce saccheggio del suo appartamento in zona Brera da cui il primo cittadino era assente perché si era preso una breve pausa fuori città. Non c’è nemmeno la possibilità di evocare qualche elemento strano, gli hanno solo rubato in casa. In pieno centro. E se non è al sicuro l’appartamento del primo cittadino…poi uno come lui che ha continuato a negare il problema del ritorno di alcuni generi di criminali. Intendiamoci: i ladri ci sono sempre stati, ma le razzie di ori sono tornate in auge, proprio a metà maggio le agenzie battevano questa notizia:

“La polizia di Stato di Milano, in collaborazione con la squadra mobile di Torino, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Stefano Pellegrino, 47enne incensurato, e Giacomino Iussi, 48enne con precedenti, per un furto da decine di migliaia di euro avvenuto il 29 novembre scorso nella palestra Virgin di piazza Cavour a Milano. Una terza persona è al momento ricercata. Tutti e tre italiani, Iussi e il complice latitante abitano nei campi nomadi Nichelino e Carmagnola dell’hinterland torinese, mentre Pellegrino è finito in manette a casa sua a Moncalieri. La banda dei ‘ladri sportivi’, così è stata soprannominata in questura, era ben organizzata: i tre sarebbero riusciti a scassinare le cassette di sicurezza riservate ai clienti rubando costosi Rolex e a utilizzare le carte di credito delle vittime per effettuare acquisti e prelievi in tre diversi punti della città.”

Il destino si sa ha senso dell’umorismo. Dopo aver insistito tanto sul racconto di una Milano sicura, ora Beppe si trova la casa svaligiata da una banda di razziatori d’oro. Non è tra l’altro un caso che la banda presa poche settimane fa facesse base in un campo rom, come dice la stessa consulta rom dice da anni i campi vanno superati. E’ un’idea degli anni ’70 arrivata ormai a mostrare ogni limite possibile. Pure chi fa parte di quella comunità e ha provato a dare un impulso positivo ai campi a un certo punto ha gettato la spugna.

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